Panno, il curatore: "Avanti con i licenziamenti"

Dopo la mossa di Aruba a favore dei dipendenti, la doccia fredda. Badodi: "L’iter non si ferma, fabbrica vuota entro il 30 settembre"

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di Lucia Bigozzi

C’è un piano inclinato e uno parallelo nella vertenza sul Panno del Casentino. Da un lato i curatori che gestiscono una vicenda complessa fatta di fallimenti e riaperture; dall’altro i dipendenti in bilico, il sindacato che segue la vertenza e ora alza il tiro, chiamando in causa Regione e Ministero dello sviluppo economico sollecitando l’apertura di un’unità di crisi sul Panno del Casentino. Per salvare un prodotto unico al mondo, la filiera del tessile-moda che alimenta l’economia di una vallata e posti di lavoro (18 alla Manifattura del Casentino, un centinaio nell’indotto) i due piani dovrebbero incrociarsi ma le posizioni sono distanti. I commissari camminano dritti verso il 30 settembre, giorno in cui scadono i termini di legge sulla procedura dei licenziamenti collettivi per cessazione dell’attività, fissati in un tempo di 45 giorni.

Il curatore Werther Badodi non ci gira intorno: "La procedura va avanti". Frase secca per mettere in chiaro che anche la mossa di Aruba a favore dei dipendenti, non sposterebbe nulla nel conto alla rovescia verso il 30 settembre, quando lo stabilimento dovrà essere lasciato vuoto: fuori macchinari e fuori i dipendenti.

Il colosso dell’It con radici casentinesi, attraverso l’immobiliare "Verdi Colli" ha rinunciato all’assegnazione di un lotto dellop stabilimento di Soci, aggiudicato nell’asta del 2018. Una mossa importante in una vertenza delicata, con i 18 lavoratori pronti "a occupare la fabbrica se i licenziamenti non verranno ritirati". La decisione di Aruba di abbandonare il campo della contesa tra le due parti, regala ossigeno e tempo prezioso che Cgil e lavoratori intendono "capitalizzare" portando la vertenza sui tavoli regionale e nazionale. Al governatore Eugenio Giani è già stata inviata la richiesta formale sull’apertura di un’unità di crisi "per mettere seduti tutti i soggetti, compresi Aruba e il Gruppo laniero Bellandi che aveva già formalizzato un interesse all’acquisizione della fabbrica", avverte Alessandro Mugnai della Cgil tessile-moda. L’azienda pratese è il maggior cliente della Manifattura del Casentino dalla quale acquista il 70 per cento della produzione: pezze di lana con il ricciolo che poi trasforma in capi di abbigliamento esportati nel mondo. "L’annuncio di Aruba è positivo. Denota attenzione al lavoro e al territorio e contribuisce a creare le condizioni per un nuovo futuro del Panno e della Manifattura. Ora tutti sono chiamati a fare la loro parte", dice Mugnai. E non a caso rilancia: "Attendiamo dalla Regione la convocazione del tavolo di crisi chiesto da giorni. E’ fondamentale per poi passare al ministero. Un privato come Aruba ha capito il valore di questa esperienza; lo deve capire anche la Regione . Al confronto anche i liquidatori della vecchia cooperativa e il curatore".

Su quei tavoli il sindacato avanzerà la proposta di "creare una strategia territoriale che punti sul manifatturiero e abbia nel Pnrr il suo collante". Il tempo stringe: alla fabbrica-comunità restano 45 giorni per non morire.