Panichi: "Così ho strappato 10 anni al cancro"

Nel 2012 la terribile sentenza dei medici. "Prima le lacrime, poi sono ripartito". Oggi l’ex maratoneta dà forza anche agli altri malati

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di Marco Corsi

Jim Morrison diceva: "Non è forte chi non cade ma chi, cadendo, ha la forza di rialzarsi". E di forza, Luca Panichi, 53 anni, ex podista, attuale presidente dei Veterani Sportivi di Montevarchi, ne ha tanta. Ha affrontato il cancro a testa alta e proprio in questi giorni ha ricordato quel 14 dicembre 2012, quando ci fu la sentenza dei medici. Tumore ai polmoni. Previsione di vita: sei mesi. Da allora sono passati dieci anni e Luca è ancora tra noi, con la voglia di non arrendersi.

"Ricordo perfettamente quel giorno. Di ritorno dall’esame mi fermai con la macchina al Matassino e mi misi a piangere. Quando tornai a casa, tutti erano in lacrime. Ma io dissi alle persone che più amo: aspettate a farmi il funerale". E aveva ragione. In questo decennio Panichi ha vissuto anche momenti difficili, ma non si è mai abbattuto, ha sempre reagito, come un guerriero.

"Il tumore, col tempo, si è esteso e ho metastasi in varie parti del corpo – ha detto – L’ultima operazione, alla testa, risale al 2021 e in quell’occasione ho avuto davvero paura di non farcela. Mi hanno operato a Careggi e sono stato tre giorni in terapia intensiva. Ma l’ho superata e anche se adesso non guido più e faccio più fatica a camminare, continuo la mia vita coltivando le mie passioni". La più grande l’atletica. Luca Panichi è stato un podista e ha corso a lungo. Poi ha fatto l’allenatore. "L’estate scorsa sono stato con mio fratello a Berlino, per i mondiali 100 km di atletica. E’ stata una grande emozione". In mezzo, le cure. A Locarno, in Svizzera e alla Clinica Humanitas di Milano. Quattro cicli di chemioterapia e la radioterapia.

Cure pesantissime, ma Luca Panichi non è uno che si abbatte facilmente. Nel 2016 è andato in pensione e da allora si dedica a tempo pieno ai suoi hobby. E’ presidente dei Veterani Sportivi di Montevarchi e continua a seguire le passioni di una vita. "Sì, spesso mi fermo per pensare a questi anni passati e gustarmi la voglia vera di vivere – ha aggiunto - Mi godo un’altra giornata dove niente è scontato, ma tutto conquistato".

Ha scritto in questi anni anche alcuni libri per raccontare la sua storia, una storia di speranza per tanti malati che devono combattere ogni giorno. Luca ha voluto testimoniare a tutti che la malattia del secolo si può affrontare a testa alta, senza nascondersi. E lo ha fatto grazie anche allo sport, all’atletica. "La corsa è fatica e sopportazione. La corsa è tenacia fino al traguardo. La corsa è speranza", ha detto e questa è diventata la sua medicina. Gli insegnamenti appresi in una intera esistenza dedicata allo sport sono stati e sono il suo sostegno, tanto che ha deciso di mettere il proprio coraggio al servizio degli altri proprio nel momento più difficile. È con questo spirito da maratoneta che Luca ha affrontato il cancro e la sua vita è stata anche raccontata nel film documentario "La Pista", realizzato nel 2019, con autore Alessandro Di Nuzzo, regista Alessandro Minestrini, produttore esecutivo Alfredo Federico. Interviste esclusive, immagini di repertorio, testimonianze dirette di chi è stato vicino a lui in questi anni così difficili.

La sua vicenda si intreccia, nel film così come nella vita reale, con le storie di sofferenza di altre persone assai diverse tra loro, che hanno però tutte trovato riscatto nella pratica dell’atletica e in Luca Panichi una guida sicura per superare le difficoltà. Prodotto da 39 Films, casa cinematografica indipendente italo-argentina con sede ad Arezzo e numerose produzioni internazionali all’attivo, il documentario è stato presentato in alcuni dei maggiori festival.