Otto amici in viaggio: la scoperta dell’Oriente

Racconto on the road di un gruppo di ventenni nei giorni dello sbarco sulla Luna: tracce di guerra, due auto storiche, la fine della giovinezza

di Alberto Pierini

Erano otto amici indivisibili: troppi per un bar, forse giusti per cambiare il mondo. Ma a loro interessava solo scoprirlo. Scoprirlo da pionieri del "turismo fai da te", metti la marcia e via: a bordo di due auto quasi storiche. E’ il sale e il pepe di "Alexander 69", uno degli otto diari che viaggiano alla conquista di Pieve. In questo caso un diario di bordo, redatto meticolosamente nel corso di un tour ambizioso. Un po’ per il nome, in onore di Alessandro il Macedone, e un po’ per la meta: l’Afghanistan. E pazienza se poi la loro avventura si conclude un po’ prima, in Siria.

Il loro "ecce bombo", il grido morettiano all’alba, si libera sul tramonto di Istanbul: e somiglia più ad un ecce Bobaccia. Al secolo Roberto Fiorini, l’estensore del racconto on the road, come gli altri indicato i solo con il soprannome. La formazione? Biscotto, Cicala, Coche, Harris, Klemer, Nibale, Supermarina e per l’appunto Bobaccia. Dietro gli pseudonimi ragazzi cresciuti in Emilia, universitari tra Modena e Bologna, alcuni avviati al lavoro. E che disegnano un 1969 parallelo: mentre Armstrong scende sulla Luna, il loro piccolo passo nel mondo è un tour archeologico, da Zagabria a Sofia, da Istanbul a Smirne, da Beirut ad Ankara e a Palmira.

Tutti a bordo di due auto. Una è la Fiat 1400, la cabriolet che sarebbe diventata famosa nei taxi di Capri. L’altra la Alfa Romeo AR51, un fuoristrada leggero poi destinato alle forze armate, spazio per 6 persone tra i posti anteriori e le due panchette posteriori. Anche loro in viaggio con il soprannome: la Guersa e la Matta. Letteralmente, essendo stata testata a salire e scendere la scalinata della Basilica di Assisi e in cima alle macerie del Monte Stella di Milano.

"Al momento di ripartire ci si accorge che la Guersa fuma. Siccome non si sapeva che avesse il vizio, si è tutti in allarme. In fatti il vecchio catorcio non sta fumando una nazionale, bensì il cavo della batteria". Il linguaggio vira sul filo dei chilometri e della goliardia tipica dei 20 anni. "Subito accorre il solerte Biscottini con la sporta degli osvigli. Scompare nel vano motore e di là ordina ai compagni in fila che si ritrasmettono l’ordine fino alla sporta: pinza! pinza! pinza! cacciavite, cacciavite, cacciavite!". L’operazione a cofano aperto riesce e "Biscottini emerge madido di olio minerale, salutato da un applauso".

Una standing ovation ricorrente, il viaggio è scandito dai guasti meccanici. "Ripresi i mezzi ci spingiamo sul Bosforo ad ammirare il tramonto, poi andiamo alla ricerca di una sozza locanda dove placare la brama divoratrice. Sentiamo vociare da una bassa finestra di uno stretto locale che per la sozzura e i ceffi che lo popolano suscita in noi l’uzzolo di entrarvi". Personaggi e drammi si incrociano.

Al confine con la Siria il soccorso a un ragazzo arabo ferito alla testa: e qui il "Biscottini" di turno è Klemer, medico della compagnia. A Latakia le tracce della Guerra dei sei giorni, profonde dopo due anni. "Andiamo a ficcarci tra un campo di addestramento di Al fath’a e una postazione di artiglieria contraerea puntata verso Israele".

Arriva la sofferta scelta della ritirata, il travagliato viaggio di ritorno. Sullo sfondo la percezione della fine: due degli "eroi" presto saranno mariti e padri. "Alexander 69" sarebbe stata la loro ultima missione. La Guersa e la Matta in garage, gli otto amici al bar: in fondo neanche troppo piccolo per continuare a tramandare la loro epopea.