Ospedale, la Pet è vecchia e si guasta: ma tempi ancora lunghi per sostituirla

La Asl si è mossa in anticipo ma il bando di gara regionale è ancora aperto. Sassoli: "Ci vorranno ancora mesi, se va bene entro l'anno". Disagi e proteste dei pazienti

L’uomo deve fare una Tac prima dell’intervento (foto archivio)

L’uomo deve fare una Tac prima dell’intervento (foto archivio)

Arezzo, 17 febbraio 2019 - E’ invecchiata: come una berlina o come la caldaia di casa. E' invecchiata anche se era stata 15 anni fa la protagonista di una straordinaria gara di solidarietà guidata dal Calcit e interpretata da un’intera città: l’apparecchiatura della Pet ha per l’appunto 15 anni e in questo campo cominciano ad essere davvero troppi. Quindi? Disagi, blackout, proteste. Che rimbalzano dalle voci dei pazienti.

C’è chi ha la visita prenotata e si ritrova costretto a scivolare in avanti. D’altra parte è uno strumento diagnostico straordinario proprio sul fronte oncologico, il più delicato di tutti. E i tempi rischiano di essere ancora lunghi. Motivo? Semplice: il bando è ancora aperto. «Doveva essere in ospedale già da almeno un anno, se non dalla fine del 2017: ancora siamo nel pieno della gara di acquisto».

Giancarlo Sassoli, il presidente del Calcit, non nasconde la preoccupazione. «I tempi purtroppo sono chiari. Poniamo anche che domani si decida tutto e chiaramente non sarà così. Poi c’è una fase che devi aspettare per eventuali ricorsi. Quindi ci vogliono in genere novanta giorni per costruirla. E intanto devi smontare quella attuale per fare posto alla nuova: la logica dice che già non è facile possa essere disponibile entro il 2019».

Per la medicina nucleare non è uno strumento di contorno ma determinante. Ogni tanto si blocca e più il tempo passa e più è facile che gli incidenti si ripetano. Un disagio che non è solo sul filo del calendario. «E’ un esame che si fa assumendo in precedenza un radiofarmaco. Se lo sai il giorno prima non lo prendi ed è solo il disagio di un ritardo. Ma se avviene di sorpresa, i pazienti sono costretti a dover riassumere in un secondo momento quello stesso farmaco».

Elementi che fanno a volte la differenza tra un pizzico di serenità in più o in meno, se non peggio. La protesta corre ormai da settimane. Compresa quella di chi se ne è andato a fare la Pet a Siena o in altri centri toscani. Ed è una protesta alla quale si è aggiunta la voce anche dell’assessore Lucia Tanti, che lamenta il problema di medicina nucleare tra quelli più gravi in ospedale.

La Asl stavolta si era mossa in anticipo, proprio per evitare di ritrovarsi al momento giusto con un apparecchio «fragile». Ma i tempi della burocrazia e di Estar, che cura i concorsi per la regione, si sono allungati. I soldi a bilancio, la Usl pronta a partire, l’allarme lanciato già dal 2017: ma di fatto due anni dopo siamo non ai blocchi di partenza ma ben più indietro di quando dovremmo.

«La sanità aretina e oncologia in particolare funzionano bene: ma dobbiamo sciogliere i lacci burocratici che spesso imbrigliano certi passaggi». Anche perché, Sassoli ovviamente lo dà per scontato, diventano trappole, pur involontarie, per i pazienti. Che hanno bisogno di tutto meno che di un’ultima spinta per cadere.