Arezzo "Open day", chiamati i carabinieri. Pochi over 60, gli altri fanno ressa

Migliora la copertura: nel distretto aretino siamo all’82% della fascia più refrattaria. Ma tanti ancora scoperti. Il debutto dei sedicenni, che invece rispondono con entusiasmo. Via alle modifiche con il portale

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di Alberto Pierini

AREZZO

Cucini come pochi altri stanno facendo in Toscana la notte dei sessantenni. Un open day che in realtà è un open week che ormai si candida a diventare un "open month", un mese filato di eventi per convincere gli over 60 a vincere la loro ritrosia al vaccino. Risultato? Della fascia fatidica si presentano in pochi: qualche decina, non di più, al portone di quel Centro Affari che da mesi è il principale Hub della provincia.Gli altri hanno i capelli neri, a tratti corvini: giovani e giovanissimi. Un po’ attirati dalla possibilità di togliersi il pensiero subito e un po’ forse da quella di organizzare meglio le ferie. La notte Pfizer si apre alle 20, le dosi sono duecento. C’è la coda da prima delle 19 ed una bella coda. Dopo qualche ora comincia a salire la tensione.

Perché chi aspetta aspetta da troppo per i suoi gusti. Perché qualcuno mette a fuoco che potrebbe non toccargli. In mezzo medici, alcuni volontari,e infermieri che nulla c’entrano. Perché le regole erano chiare: una serata solo per gli over 60. Dove fai la cortesia di accettare anche gli altri, per sfruttare le dosi che ci sono e non rimandare indietro chi sta aspettando. Ma di sicuro dove non puoi garantire che uno torni a casa vaccinato.

Spintoni, qualche urlo, segnali di tensione. Davanti ai quali la scelta è di anticipare ogni pericolo: vengono chiamati i carabinieri, e davanti alle uniformi tutto si tranquillizza. Chi si può vaccinare si vaccina e gli altri se ne tornano a casa. "In questo caso - spiega il responsabile del distretto aretino Evaristo Giglio - i vaccini scongelati non possono andare perduti e quindi apriamo a ventenni e trentenni. Ieri sera si erano presentati molti giovani e hanno atteso del tempo: sul finire della serata, nel timore di non essere vaccinati sono cominciate le proteste". Beninteso, non è accaduto niente di grave, solo qualche discussione a fior di pelle. Ma è il sintomo del clima che stiamo vivendo: e del paradosso vaccinale dal quale non riusciamo a scollarci.

"Se i sessantenni non si vaccinano - ha aggiunto Giglio - alla fine possono costituire, a ottobre, una sacca pericolosa per la recrudescenza poi del virus. Raccomandiamo di farlo mentre elogiamo invece i giovani tra i quali notiamo un grosso desiderio di vaccinarsi. Comunque chiederemo da ora in poi sempre un presidio magari di una pattuglia per controllare ed evitare qualsiasi tensione". Dunque un altro impegno per i carabinieri e per le forze dell’ordine.

Una giornata nella quale la vaccinazione riesce a ridare gas: on serata siamo a 2700 dosi somministrate, non le punte da tremila che ci avevano un po’ viziato ma comunque sufficienti a mantenere il ritmo alto.

La percentuale dei sessantenni a fatica ma continua a crescere: siamo ormai alle soglie dell’80%, che poi diventa l’82% nel distretto aretino. I non vaccinati neanche con la prima dose continuano ad essere tanti, circa diecimila, ed è un lusso che non ci possiamo permettere. Ma la media raggiunta è superiore a quella della regione. "E in ogni caso – chiude Giglio – è anche la stessa fascia d’età che spesso non risponde alla chiamata del vaccino influenzale". Il totale delle dosi somministrate sale oltre quota 210 mila. In una settimana sono state tremila le dosi agli over 60.Molte più alle altre fasce d’età, la cui risposta è sempre più convincente.

Ieri sono state aperte le agende ai minorenni fino ai 16 anni:e come sempre la risposta è stata quasi travolgente, segno che i giovanissimi restano il target più entusiasta. E sempre ieri il portale è stato ritoccato per consentire di anticipare le prenotazioni senza rischiare di ritrovarsi al palo. Ora andrà verificato che funzioni davvero. Meglio non darlo per scontato.