Oltre i dati la provincia è monocolore Il 30% di Agnelli infiamma Salvini

"Dove i nostri sindaci corrono si vede" dice in diretta riferendosi a Castiglioni. Dato top a livello nazionale

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di Alberto Pierini

"Dove i nostri sindaci sono candidati la differenza si vede": Matteo Salvini, nel doppio ruolo di vincitore con la coalizione e di sconfitto con il partito, si lancia nella gabbia dei leoni della prima conferenza stampa del dopo voto. Sa bene che per lui gli echi della vittoria suonano lontani e quelli della sconfitta bussano alle porte. E così sceglie fior da fiore le medaglie da mettersi al petto. "In un comune con il nostro sindaco candidato arriviamo al 30%, magari in quello accanto al 15". Tiri una riga, come nei giochi della settimana enigmistica, ed ecco il perfetto identikit di Mario Agnelli, re di Castiglion Fiorentino e candidato al Senato. Possibile? Lui non ha dubbi, troppe coincidenze per non farne una prova. Perché al Senato il comune di una Valdichiana sempre più lontana dal Pd ha segnato proprio il 30% alla Lega. Ma dei riscontri ci sono.

"Ha ragione Mario – risponde senza esitazioni la neoeletta Tiziana Nisini – sono convinta si riferisse proprio a lui e forse ad un altro sindaco del Veneto". Come faceva il "capitano" a sapere già dell’escalation? Semplice: in nottata dal paese di Benigni è partito uno screenshot inequivocabile.

Storie di elezioni, storie di numeri. Quel dato è di sicuro tra quelli al top per la Lega in Italia. Per scoprire se sia il record assoluto ci vorrebbe di lanciarsi in una ricerca a petto nudo dalla Val Brembana alle terre del Po a Gardone Val Trompia: ma le prime verifiche, perfino nel varesotto o nel bresciano, scoprono tanti 15% ma nessun 30, lo stesso che manca sempre anche agli universitari. Il Senato, il primo ramo del Parlamento scrutinato, già aveva il finale scritto nelle sue pieghe: la foto di una provincia monocolore.

Tutta rossa, con le bandierine del Pd a sventolare nel cielo? No, quello era l’incubo del centrodestra, qua e là spezzato dai comuni bianchi, tra cui, guarda caso, proprio Castiglion Fiorentino. Ma ora l’incubo si è rovesciato: il monocolore vira dal rosso al nero con pennellate di azzurro e verde. La grande ritirata: la Valdichiana compatta con Simona Petrucci, perfino tra chi neanche sapesse chi fosse.

Perfino a Lucignano, il paese di Roberta Casini candidata con Ceccarelli, vince lei. La Valtiberina conferma il trend, Casentino e Valdarno ne costruiscono uno tutto loro. Il Valdarno, esatto: al Senato escono dal coro solo le roccaforti, l’inossidabile Cavriglia e San Giovanni. Tutti gli altri saltano sul nuovo carro. Il terzo polo, le nozze tra Calenda e Renzi, sfiorano il 9%: buono anche se il nuovo partito dimostra di stregare più le città delle province. I cinque stelle girano la boa della doppia cifra: restano sotto il risultato nazionale ma fa classifica. Nella Monte San Savino delle elezioni comunali decise all’ultimo voto, Petrucci scavalca il 50%. Il vento quando passa passa. E in pochi chilometri cambia tutto.

Un esempio? Il solito Agnelli. Con lui candidato al Senato la Lega a Castiglioni tocca il 30% che strega Salvini. Alla Camera non c’è e nella seconda scheda metà dei castiglionesi cambiano idea, il dato scende al 15%. Ma non lo dite a "capitan Matteo" o finirà per candidare Agnelli anche a Gardone Val Trompia.