Nisini segna la storica resa del Pd Fratelli d’Italia è il primo partito

La leghista vince alla Camera con 10 punti di vantaggio su Ceccarelli. I dem perdono la provincia dopo oltre 70 anni

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di Federico D’Ascoli

È un risultato epocale. Perché da queste parti non è mai capitata in un’elezione di un qualsiasi tipo con Il Pci, Pds, Ds o Pd che non fosse il primo partito nella conta finale dei voti.

Dopo oltre 70 anni dalle prime elezioni vince, sia alla Camera che al Senato, soltanto a San Giovanni e a Cavriglia. Il tutto avviene nella provincia che, per i gesti eroici nel sacrificio delle stragi naziste tra il 1943 e il 1945, fu celebrata 38 anni fa dal presidente della Repubblica Sandro Pertini con la medaglia d’oro al valore militare.

Una terra di comunisti e socialisti che dopo oltre settant’anni dal primo voto lascia la maggioranza relativa a Fratelli d’Italia, per lo spoglio sono 3700 in più di un Partito democratico che schierava alla Camera un nome nobile della politica locale come Vincenzo Ceccarelli. In termini percentuali fa 28,2% per Fdi a 26,3% per i dem. Sulla Fiamma Tricolore hanno messo la croce quasi 55 mila elettori del collegio, poco più di 51 mila quelli finiti sul cerchietto Pd.

Ceccarelli ha vinto nel suo paese, Castel San Niccolò e in altri cinque comuni della provincia: San Giovanni, Bucine, Cavriglia, Ortignano Raggiolo e Montemignaio.

L’altra candidata aretina del collegio, il sindaco di Lucignano Roberta Casini vede volare nel voto di casa il centrodestra al 45,3% contro il 36,8% che l’ha crocettata. Il segretario provinciale Ruscelli usa parole severe nel commento al voto: "Serve un congresso che acceleri il percorso di ricostruzione del Partito democratico. Gli equilibrismi, gli assetti di corrente, l’autoreferenzialità, i falsi unanimismi non portano da nessuna parte".

L’exploit del partito della Meloni ha trainato il trionfo del sottosegretario leghista Tiziana Nisini, sicura del seggio a Montecitorio grazie a un paio di posti strategici nei listini proporzionali. Il partito più votato, quello che per la prima volta fa svoltare a destra la provincia non ha nessun rappresentante aretino nelle sue liste. L’eredità delle tensioni maturate per il passaggio della quota da Fdi alla Lega dopo lunghe trattative. Il candidato numero 1 proposto dalla federazione provinciale Francesco Macrì le ha volute stemperare con un lungo post sui social: "Abbiamo contribuito al successo del partito, lavoriamo insieme per Arezzo", la sintesi delle sue parole.

Intanto Nisini, ex assessore della giunta Ghinelli, ha imposto quasi il 10% e 19 mila voti di distacco al capogruppo dem in consiglio regionale Ceccarelli nella sfida dell’uninominale. Per un gioco del destino è proprio il Carroccio uno dei partiti che perdono più consensi, un 7,6% a livello provinciale che supera di poco il 6,2% di Forza Italia ("Abbiamo ottenuto un risultato importante che fa ben sperare per il futuro" dice il coordinatore aretino Bernardo Mennini).

Il caso della Lega è Mario Agnelli, il sindaco che nei comizi mostra il cartellino rosso da arbitro. Citato da Salvini perché a Castiglion Fiorentino ha trascinato il partito a percentuali ben superiori alle roccaforti lombarde: 30% al Senato che però si dimezza alla Camera dove mancava la calamita di Super Mario.