Natività di Piero, un’opera perduta due volte Dalla vendita agli inglesi al restauro choc

Insieme al Battesimo finita a Londra nell’800: ora l’ennesimo discutibile intervento. Figure e sguardi ridipinti, rischio di danni irreversibili

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Attilio Brilli

Mentre ero a Borgo Sansepolcro, mi informarono che due giovani signori, i Franceschi Marini, discendenti da Piero della Francesca, avevano di recente ereditato un’opera sicuramente autentica del maestro, la Natività, opera che avevano inviato a Firenze per metterla in vendita", così scrive John Charles Robinson in un articolo del “Times”, ricordando l’incarico avuto nel 1859 dal Governo di Sua Maestà britannica per acquistare opere d’arte in Italia. Infatti la generale instabilità del paese, sconvolto dalle guerre d’indipendenza, commenta Robinson, consentiva di procedere con un certo agio al reperimento di autentici capolavori.

A Sansepolcro l’emissario britannico acquista dal Capitolo della Cattedrale la pala del Battesimo di Piero, mentre a Firenze, due anni dopo, Charles Eastlake, direttore della National Gallery di Londra, contratta senza risultati l’acquisto della tavola con la Natività. Quest’ultima sarà venduta all’istituzione britannica nel 1874 per una cifra talmente considerevole da costringere il primo ministro Benjamin Disraeli a difendere l’acquisto in parlamento. Entrambe le opere si trovano oggi nella National Gallery ove hanno a disposizione, ospiti illustri, una intera sala.

Per Sansepolcro è stata una perdita esiziale, equivalente alla perdita dell’identità perché entrambe le opere sono intimamente connesse con la città e la sua valle. Quest’ultima costituisce l’ambientazione del Battesimo di Cristo, vero giardino di delizie irrorato dalle acque limpide del primo Tevere, con sullo sfondo la città che nel nome ricorda il destino del Dio fatto uomo.

La Natività ha un duplice scorcio: sulla sinistra della capanna diruta con la Madonna e il Bambino c’è la veduta con i calanchi e le gobbe dell’Appennino, così come appare ancora oggi verso Valsavignone; sulla destra c’è lo stupendo profilo del duomo, la torre campanaria e altre torri di Sansepolcro, metaforica Betlemme.

La Natività ha un fascino particolare perché si discosta dallo stile pierfrancescano e attesta, specie nella profilata figura della Madonna, così lontana dalle salde e possenti immagini femminili del pittore, l’influenza della ben più capziosa tradizione fiamminga con la quale Piero era venuto in contatto alla corte dei Montefeltro di Urbino.

Alla suggestione del dipinto contribuisce inoltre un’indefinita, intima aria di famiglia dovuta sia all’iconografia dello sfondo, e sia alla funzione della tavola destinata alla fruizione devozionale domestica. Sembra infatti che fosse stata per lungo tempo appesa in una camera della casa di Piero. Ricordarla nella ricorrenza del Natale ha pertanto un significato conclamato in quanto interpretazione originale dell’evento, intimo e universale allo stesso tempo. Ma è anche un modo per rendere omaggio al pittore di Sansepolcro che ha reso universalmente celebri e amate la sua città natale e la stessa Arezzo alla quale ha affidato la sua opera più ampio respiro, il ciclo della Leggenda della vera Croce.

Sulla tutela e la salvaguardia riservata dalla National Gallery alle opere di Piero sono state sollevate, nel corso del tempo, molte riserve. Per quanto riguarda il Battesimo, è stato avanzato il sospetto di una ripulitura troppo drastica che, almeno in parte, ha tolto vigore al colore.

Dopo tre anni di lavoro, la National Gallery presenta oggi, proprio in occasione di questo Natale, il risultato del triennale restauro della tavola della Natività, un risultato a dir poco sconcertante. È noto che la tavola ha subito nei secoli vari, disastrosi restauri che si sono risolti in vere e proprie abrasioni delle figure, come quelle di San Giuseppe e dei pastori, sulla destra del dipinto. Ma gli odierni interventi su queste figure e su altre parti del dipinto sono stati giudicati dalla stampa britannica disastrosi, tanto da indurre l’esperto d’arte del “Guardian” a chiedersi se la tavola, una delle più belle Natività, sia stata distrutta per sempre.

Le figure abrase sono state ridipinte in maniera goffa, con risultati a dir poco grotteschi, con incredibili ricciolute capigliature e sgargianti berrette. Inoltre sono stati ricostituiti i tratti dei volti e gli sguardi che risultano vacui e inespressivi. Gli angeli, sulla sinistra della tavola, sembrano opera di un pittore “preraffaellita” che imita gli antichi maestri, la tettoia della capanna è stata talmente ripulita da sembrare di alluminio e il terreno coi ciuffi d’erba in primo piano ha acquisito la scabra energia di un Van Gogh!

Alterare in maniera così incisiva un’opera come la Natività di Piero equivale ad arrecare un grave danno ad un’opera simbolo del primo Rinascimento e, allo stesso tempo, al nome e alla memoria culturale di Sansepolcro. Quello che in particolare stupisce in questo evento è l’assordante silenzio mantenuto dagli storici dell’arte di fronte alle reiterate segnalazioni della stampa.

Chissà, forse si attende l’intervento del primo ministro britannico che metta tutti a tacere come fece a suo tempo Disraeli?