Natale e Fiera, domenica travolgente: muro di folla, code ovunque, caccia ai parcheggi

Dopo il sabato da centomila arriva il bis: l’incrocio con l’Antiquaria fa della città una delle prime mete in Italia. Locali e ristoranti allo stremo, gli stand finiscono le scorte

La Fiera di Natale 2019

La Fiera di Natale 2019

Arezzo, 2 dicembre 2019 - Una domenica travolgente segue ad un sabato dai grandi numeri. Già dalle 9 pronti, via e tutti di nuovo fuori, tra i pullman in arrivo, le famiglie, le auto a caccia di un posto. E la Fiera e la città di Natale impegnate a infilare turisti su turisti in un fine settimana che rischia di passare alla storia recente aretina.

«Stai buono, sennò Babbo Natale non ti porta niente»: la mamma di turno sfoggia la minaccia che ha funzionato per generazioni. Ma qui rischia di fare cilecca. Intanto perché il figlio manco la ascolta, stordito da folla, torri panoramiche e alberi parlanti. E poi perché in giro c’è di che riempire di pacchetti gli alberi di mezzo mondo.

La nuova capitale del Natale infila il tempo giusto al momento giusto. Si lascia alle spalle allerta colorate, bombe d’acqua e minacce di neve. Saggia una temperatura semi primaverile e regala ai suoi fans una giornata da incorniciare. Cornici vere, perché non solo in piazza Grande ma anche sotto i Portici ti aspettano per la foto di rito. E pochi se la risparmiano.

Un selfie che pubblicizza il Natale aretino nella giornata in cui supera le centomila presenze solo di sabato. Centomila, anzi duecentomila, piedi che imprimono sulle strade un’inedita «hall of fame» sotto l’albero. Una folla compatta, impenetrabile.

Che stavolta parte dal Corso basso, perchè oltre certi numeri i pertugi si riempiono. La Fiera si sacrifica, e si sacrifica parecchio soprattutto in piazza Grande. Però ha l’occasione di mostrarsi ad un pubblico mai tanto numeroso. Un pubblico che si incrocia male con gli appassionati della «trouvaille», i più passano senza degnare di uno sguardo le chicche del passato.

Però nel più ci sta il meno e c’è anche chi esce da questo sabato con buoni incassi. Incassi addirittura faraonici per ristoranti, locali, bar, gastronomie: se vuoi prendere un caffè o sfidi una calca stile stazione centrale di Milano o concludi elegantemente che il caffè ti rende nervoso. I ristoranti sotto le Logge masticano amaro per i tavoli perduti ma quelli che restano viaggiano a turni ravvicinati.

Piazza Grande a tratti rischia la paralisi. Il contapersone sgrana numeri record, non pare si arrivi mai alla chiusura ma si balla lì, sull’orlo delle fatidiche duemila presenze per volta. Con intelligenza resta aperto l’accesso anche da via Seteria, sia pur sotto lo sguardo di «bragia» degli steward, sparsi dappertutto. Il muro diventa invalicabile alla Casa di Babbo Natale, con famiglie in coda per oltre 40 minuti.

Roma si è rovesciata in forze ma c’è mezzo sud, comprese Campania e Puglia. A Bolzano hanno aperto il mercatino dei pionieri: ma c’è una fetta d’Italia che ormai sposa Arezzo, più vicina e quasi più intrigante, il «delitto» perfetto per gli inventori della formula. I tirolesi che hanno creduto nell’idea dell’Ascom sorridono a 36 denti, sfidando le regole dell’ortodonzia. Astrid, l’«angelo biondo» del team, somiglia sempre più ai volti della Thun.

Al Prato va in onda l’edizione record dell’altra metà del Natale. Tra i banchi stavolta c’è perfino la luce e le scorte finiscono nel primo pomeriggio: partono le squadre per recuperare pane e materie prime. La torre gira su se stessa, i pattinatori girano intorno a Petrarca, alla Lego gira gira costruiscono la città del futuro. Magari una capitale: la capitale del Natale