Morto folgorato: la conferma dell'autopsia. Oggi i funerali, il suo paese si ferma

«Avvisi» ai dirigenti dell’azienda, al caposquadra sul posto, al responsabile e al preposto alla sicurezza. Sotto esame l'imbracatura del palo caricato sul camion che ha fatto da conduttore

Marco Del Cimmuto

Marco Del Cimmuto

Arezzo,  24 agosto 2018 - Marco Del Cimmuto, l’operaio vittima di un tragico infortunio sul lavoro alle Vertighe di Monte San Savino, è morto folgorato. Adesso c’è anche la conferma ufficiale dell’autopsia svolta a Siena dagli specialisti dell’istituto di medicina legale dell’università. Ma non era dall’esame medico-legale che ci si poteva aspettare quella svolta nelle indagini che potrà arrivare semmai dall’esame del piano di sicurezza dell’azienda per la quale il giovane lavorava, l’Asla di Riva dei Peligni, in provincia di Chieti, i cui tre amministratori delegati sono adesso indagati per omicidio colposo insieme al coordinatore della sicurezza e al preposto, il caposquadra che è stato fra i primi a soccorrere Marco, dopo la scarica fatale giunta intorno alle 16 di martedì.

Due i punti chiave: il rispetto delle distanze fissate nel piano e l’imbracatura del palo d’acciaio che Del Cimmuto stava trasportando, la cui oscillazione verso i fili dell’alta tensione ha provocato la tragedia. Dopo l’autopsia, la salma è stata restituita alla famiglia.

Oggi a Pescocostanzo, il paese in provincia dell’Aquila, in cui Del Cimmuto viveva con la sorella, si svolgeranno i funerali, celebrati dal parroco nella chiesa di Santa Maria del Colle. Il sindaco Roberto Ciullo ha disposto per l’occasione il blocco di tutte le manifestazioni pubbliche in programma. Marco non era sposato, lascia anche un fratello più grande.

Lui, quasi presago del destino che l’attendeva, aveva scritto su Facebook che il suo Angelo Custode si era arreso. E forse non era solo una metafora. Perchè adesso l’inchiesta del Pm di turno Andrea Claudiani si concentra tutta su eventuali buchi nel sistema di sicurezza che avrebbe dovuto proteggere Marco Del Cimmuto, l’operaio di appena 33 anni folgorato mercoledì pomeriggio alle Vertighe, dall’agguato dell’alta tensione che l’ha stroncato in un pomeriggio di agosto gonfio di sole, nelle ore più calde della giornata, quelle intorno alle 16.

Non a caso dalla procura sono già partiti (e notificati) cinque avvisi di garanzia per omicidio colposo. Prima ancora dell’autopsia, svoltasi ieri a Siena, nel policlinico delle Scotte in cui il giovane era stato trasportato in condizioni già disperate. Gli indagati sono il presidente nonchè amministratore delegato di Asla di Riva dei Peligni, in provincia di Chieti, la società del consorzio Italwork per la quale Del Cimmuto lavorava, gli altri due amministratori delegati, il coordinatore e il preposto per la sicurezza.

Il primo è un tecnico, di solito un ingegnere, che redige il piano di sicurezza al quale i dipendenti devono attenersi, il secondo invece è il caposquadra che dirigeva il lavoro degli altri due operai alle Vertighe, uno di coloro che per primi si sono precipitati a soccorrere il giovane subito dopo la scarica che l’ha lasciato a terra tramortito.

Indagano i carabinieri di Monte San Savino e il servizio di prevenzione infortuni della Usl diretto dal dottor Domenico Sallese che sono già arrivati a una prima ricostruzione dei fatti. Marco e gli altri due dipendenti della Asla stavano predisponendo le operazioni preliminari per la sostituzione dei pali della luce nel tratto delle Vertighe, subappalto che la loro ditta si era aggiudicata dall’Enel, rappresentata sul posto da un proprio tecnico.

L’avvicinamento dei nuovi pali in metallo alla linea faceva appunto parte di questo lavoro che preludeva all’opera di sostituzione vera e propria in programma a partire da ieri. Col camion Del Cimmuto si è accostato alla linea, avendo sul cassone, imbracato in materia precaria, il grande manufatto che doveva essere impiantato. Quando si è accorto che oscillava in maniera pericolosa è andato per manovrarlo da terra, ma così facendo il palo si è inclinato fino a toccare i fili, trasformandosi nel conduttore attraverso il quale è passata la micidiale scarica che ha fulminato il giovane operaio.

Le domande adesso sono due: l’imbracatura del palo era sufficiente a sostenerlo? E sono state rispettatte le distanze di sicurezza previste dal piano della ditta per evitare appunto incidenti di questo tipo? In altre parole, Marco ha compiuto una manovra imprudente che gli è stata fatale, nel qual caso non ci sono responsabilità altrui, oppure l’intera operazione è avvenuta senza rispettare le prescrizioni? In quest’ultimo scenario, potrebbero esserci colpe che vanno dal caposquadra preposto alla sicurezza sul posto fino ai vertici dell’azienda.

Ma questo lo si capirà solo quando gli esperti del servizio di prevenzione infortuni avranno esaminato tutta la documentazione. A Chieti la Fiom Cgil cui Marco era iscritto ha proclamato una giornata di sciopero, in Toscana i sindacati denunciano la mattanza sui luoghi di lavoro (a Carrara mercoledì c’è stato un altro infortunio fatale). In regione è l’ottava vittima del 2018: di lavoro si continua a morire.