Muore di Covid Elio Amato, protagonista della giustizia aretina per 40 anni

Era arrivato ad Arezzo nel 1976. Protagonista di casi giudiziari clamorosi, dal delitto Congiatu alla sparatoria dell'Orciolaia. Fu il primo ad applicare la nuova legge sulla custodia cautelare

Elio Amato

Elio Amato

Arezzo, 25 ottobre 2020 - Il Covid si è portato via anche Elio Amato, storico Pm della procura aretina ma pure giudice. Aveva 81 anni ed era in pensione dal 2014, costretto a lasciare anzitempo per i postumi di una grave malattia. E' morto ieri (sabato) sera nel reparto di rianimazione dove era ricoverato da qualche giorno. Ma in ospedale ci era arrivato per curare le conseguenze di una caduta. Lì lo ha infettato il virus che poi lo ha ucciso. La giustizia aretina è in lutto, fra i primi ad esprimere cordoglio alla famiglia il procuratore capo Roberto Rossi, in favore del quale per due volte Amato aveva rinunciato ad assumere la reggenza dell'uffdicio, prima nell'interregno della morte dell'allora numero uno Ennio Di Cicco e poi dopo il pensionamento di Carlo Maria Scipio. Anche il presidente ad interim del tribunale Gianni Fruganti si dice costernato.

Amato era nato ad Acri, in provincia di Cosenza, da famiglia palermitana, figlio e nipote di magistrati. Dopo la laurea in legge, aveva esercitato la professione legale ed era entrato in magistratura nel 1972, prime destinazioni a Milano e a Nuoro, nella stagione dei sequestri dell'anomina sarda e del banditismo alla Mesina. Poi l'approdo ad Arezzo: 47 anni trascorsi in gran parte in procura, ma con alcune parentesi in tribunale, da giudice. Fra i suoi primi grandi casi, all'inizio degli anni '90, quello del marito che aveva strangolato la moglie a Laterina. Lui, da fine giurista quale era, applicò la nuova legge sulla custodia cautelare, chje limitava le manette a pericolo di fuga, rischio di inquinamento delle prove e reiterazione del reato, e rimise in libertà l'omicida. Era la prima volta in Italia e la storia ebbe clamore nazionale.

Ne nacque anche una polemica, finita in tribunale, con il grande Indro Montanelli che in un fulminante Controcorrente, i suoi corsivi di prima pagina sul Giornale, scrisse che si era precostituito il precedente. Amato querelò e Montanelli fu costretto a pagare. La casa me la sono comprata a spese sue, ci scherzava sopra il magistrato.

Ma di inchieste da prima pagina Amato ne ha firmate tante nella sua lunga carriera. Valga per tutte quella sul delitto Congiatu, l'ex sottufficiale dei carabinieri che fu preso sul traghetto a Livorno ad un anno di distanza dall'uccisione di un farmacista di Poppi,fulminato con una balestra, in un oscuro giro di denaro di cui l'ex maresciallo era il destinatario, con la vittima che pagava per una donna in realtà mai esistita. Nel processo celebrato nella vecchia aula della corte d'assise di Piazza Grande, il Pm ottenne, con una strategia d'aula abilissima, l'unica condanna all'ergastolo emessa ad Arezzo nell'ultimo mezzo secolo.

In precedenza, nel 1990, aveva indagato sull'esplosione del Principe, la discoteca allora in viale Michelangelo, che nel clima della prima guerra del Golfo era sembrato all'inizio un attentato con mandante l'Iraq di Saddam Hussein. In realtà, si scoprì poi dopo che Tv e giornali si erano precipitati qui con i loro inviati, si trattava solo di una fuga di gas con la forza di una bomba.

Il canto del cigno di un Amato già malato è l'indagine sulla sparatoria dell'Orciolaia, il 29 marzo2009, due gruppi di albanesi e rumeni che regolarono i loro conti a colpi di pistola. Pur parzialmente immobilizzato, il Pm segue tutta la fase preliminare, incastrando gli accusati alle loro responsabilità. Non è più in grado però di affrontare la discussione in aula e passa le carte per il processo vero e proprio alla collega Ersilia Spena.

Dopo la pensione si era ritirato nella quiete della casa di campagna a Pieve a Quarto, nelle vicinanze di Olmo. Tutti lo ricordano anche per la passione che aveva per la sua vecchia Giulia blu, auto sulla quale era facile incontrarlo, quando stava ancora bene, per le strade della città. Alle figlie Barbara e Bianca le condoglianze della Nazione.