di Fabrizio Paladino
"E’ passato quasi un mese dalla tragica morte sulla E45 di mio suocero e ancora non sappiamo niente sulla dinamica dell’incidente: come famiglia facciamo un appello a chi ha visto qualcosa, a un testimone che transitava da quelle parti".
Sandro Graziotti è il genero di Geremia Rubechi, l’ex autotrasportatore 79enne di Pieve Santo Stefano che nel primo pomeriggio del 9 aprile ha perso il controllo dell’auto proprio spostandosi da una carreggiata all’altra all’inizio di uno dei numerosi cantieri della superstrada. La conseguenza è stata che la sua Opel ha poi travolto la Peugeot proveniente dall’opposta direzione provocando l’impatto fatale per l’anziano.
"Sembra che la colpa sia stata soltanto sua – prosegue Graziotti, marito dell’unica figlia di Rubechi, Barbara – E comunque, per fare luce su quanto accaduto quel maledetto giorno, ci siamo affidati a un un legale. Sono transitato proprio l’altro ieri sulla E45 in direzione Cesena e adesso tutti i cantieri sono in perfetto ordine; l’impressione è come se prima della tragedia qualcosa non fosse stato a posto".
Nelle ore immediatamente successive all’incidente, aveva fatto discutere la "trasformazione" di una buca in mezzo alle due carreggiate dove è transitata l’auto di Rubechi che subito dopo si è schiantata con un altro mezzo.
"Era stata coperta al volo, come testimoniano alcune immagini: non abbiamo saputo nulla e anche di questo, qualcuno ci deve dare una risposta. Ma, soprattutto, cerchiamo testimoni: potrebbe essere stato un terzo veicolo a causare l’improvvisa manovra da parte di mio suocero".
Graziotti inoltre specifica che ancora sulle indagini "nessuno ci ha detto niente; l’auto resta sotto sequestro, l’autopsia non è stata effettuata, solo un’ispezione cadaverica".
"Chiedo anche all’avvocato della coppia di umbri residenti tra Foligno e Assisi, rimasti coinvolta e che ora, fortunatamente, stanno bene, di poter eventualmente fare un’azione comune contro Anas a causa delle condizioni di quel cantiere tra Pieve e Sansepolcro che mio suocero conosceva bene perchè spesso raggiungeva Città di Castello per trovare i suoi nipoti".
Resta una situazione "emotivamente difficile per tutti noi – conclude Graziotti – anche perchè ci troviamo ad affrontare questa grande tragedia familiare senza sapere, in realtà, come sono andate le cose. Vogliamo giustizia, Geremia se lo merita".
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