Morto sul lavoro, dopo 13 anni siamo ancora all'appello: rabbia famiglia

Vincenzo Spiniello rimase ucciso nel cantiere del Palaffari nel 2009, nel 2018 nove condanne e solo a maggio inizierà il processo bis

Il cantiere della tragedia

Il cantiere della tragedia

Arezzo, 24 aprile 2022 - Tredici anni per tentare di mettere la parola fine all’incidente sul lavoro che costò la vita a un carpentiere di 59 anni del casertano, Vincenzo Spiniello, travolto da un pezzo di calcestruzzo durante i lavori di costruzione del Palaffari. Ma con lo spettro, comunque, di una prescrizione che potrebbe cancellare via le condanne in primo grado avvenute solo nel 2018 dopo un iter giudiziario travagliatissimo. L’omicidio colposo sul lavoro si prescrive in 14 anni che possono lievitare tenendo conto delle sospensioni dei termini ma, nonostante tutto, potrebbero non bastare.

Solo il 20 maggio prossimo la Corte d’appello di Firenze ha fissato il processo bis dopo il ricorso presentato dalle difese. Ci sarà poi il giudizio in Cassazione. Assurdo ma una corsa contro il tempo, al di là del merito. «I familiari chiedono giustizia e con evidenze probatorie così forti è vergognoso che dopo tutto questo tempo non si abbia un responsabile certo, ma un presunto innocente.

Quello che sta accadendo in questo processo è l’evidenza di un sistema giudiziario che non funziona», tuona l’avvocato Paola Santantonio, difensore dei familiari di Spiniello, usciti dal processo in primo grado dopo un risarcimento di circa 700mila euro. «Vennero risarciti dalle compagnie assicuratrici delle ditte che operavano nel cantiere, tutte ritenute responsabili, e anche se tecnicamente non sono più parte civile aspettano giustizia sotto il profilo morale e sociale».

L’ennesimo caso di morte bianca avvenne il 30 luglio 2009: Spiniello fu travolto dal crollo di un pilastro durante i lavori di costruzione del Palaffari in una pausa: quella zona - stabilirono le successive consulene tecniche - era ’insicura’. I nove imputati tra tecnici e imprenditori vennero tutti condannati a un anno e 4 mesi di reclusione per omicidio colposo aggravato (pena sospesa): le attenuanti prevalenti sulle aggravanti.

Ma il processo si arenò anche dopo il primo grado. Quasi un caso esemplare di giustizia lumaca: tre anni e mezzo se ne erano andati prima del rinvio a giudizio (gennaio 2013), altri cinque per il processo di primo grado (marzo 2018), e ulteriori quattro per la fissazione (maggio 2022) del processo d’appello dinanzi alla Corte fiorentina.

In particolare – secondo l’accusa – lo scavo sarebbe stato effettuato senza rispettare le norme di legge, in particolare con una pendenza superiore a quella prevista di 65 gradi (oscillava tra 75 e 90) e senza le armature di protezione che avrebbero dovuto impedire gli smottamenti del terreno.

«Il lavoratore, stando al di sotto del plinto, si trovava in una zona particolarmente pericolosa a svolgere un’attività lavorativa. Tale area, essendo soggetta a pericoli di smottamento e crolli, avrebbe dovuto essere interdetta ai lavori se non prima adeguatamente protetta», stabilì il consulente. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Melani Graverini, Baroni, Petruccioli, Capobianco e Furlan.