Morto con l'aliante, c'è un indagato: è il titolare della pista

L'avviso ad Antonello Budini Gattai che manovrava il verricello, solo un atto tecnico di garanzia. Domani l'autopsia chiesta dal tecnico dell'agenzia di sicurezza

L'aliante caduto a Castroncello

L'aliante caduto a Castroncello

Arezzo, 20 marzo 2019 - L’indagato è il primo soccoritore e anche l’unico testimone della tragedia di Enzo Acanti, precipitato domenica col suo aliante in un campo a margine dell’aviosuperficie Sant’Apollonia di Castiglion Fiorentino, fra Castroncello e Montecchio Vesponi. Era solo Antonello Budini Gattai al posto di manovra del verricello che azionava il cavo grazie al quale avrebbe dovuto decollare il pilota col suo velivolo, era praticamente inevitabile che il Pm Angela Masiello gli inviasse un avviso di garanzia per omicidio colposo al momento di disporre l’autopsia, che avverrà domani.

A Palazzo di giustizia ci tengono a ribadire che mai come in questo caso si tratta di un atto a tutela di chi lo riceve. Serve a consentirgli di nominare un consulente di parte negli accertamenti tecnici irripetibili che si svolgeranno, adesso l’esame medico-legale, poi una perizia per capire davvero cosa è successo.

Almeno al momento attuale, insomma, non è un indizio di colpevolezza, lo scenario del tragico incidente potrebbe tranquillamente essere quello che Budini Gattai, ex pilota civile, proprietario dell’aviosuperficie, erede della grande famiglia aretino-fiorentina che possedè, e in parte ancora la possiede, gran parte della Valdichiana, ha raccontato a caldo sia ai cronisti che ai carabinieri di Castiglion Fiorentino.

Budini Gattai
Budini Gattai

In quella verità sul tamburo ci sono Acanti ai comandi dell’aliante e lo stesso Budini Gattai al verricello che stanno a circa 800 metri di distanza, coperti dal cavo di decollo. Il primo dà l’ok e l’altro molla il meccanismo dando il via al velivolo per levarsi in aria. Senonchè qualcosa va storto, l’aliante si solleva solo di una trentina di metri e non riesce a decollare davvero.

A quel punto, dice l’unico testimone, Enzo avrebbe potuto proseguire a dritto e riatterrare in fondo alla pista, invece ha scelto di virare a destra, controvento, e si è trovato senza spinta per proseguire il volo. L’aliante è andato in stallo ed è precipitato nel campo di grano dall’altra parte della pista.

Lunedì a Sant’Apollonia è arrivato un tecnico dell’agenzia per la sicurezza del volo (ex Enac) che ha richiesto l’autopsia, come gli consente il protocollo fra il suo ente e le procure. Il resto è venuto pressochè in automatico. Comunque, pare che nell’aviosuperficie fosse tutto in regola, compresa la documentazione.

Anche l’aliante era a posto, senza una carta che indicasse una trascuretezza burocratica. Il resto dipenderà dalla perizia che il Pm Masiello dovrà affidare nelle prossime settimane. L’esito dell’autopsia pare più scontato: Acanti è morto per i traumi riportati nella caduta, è morto come il fratello Roberto, detto Canarone, che nel settembre 2009 era precipitato anche lui, per una terribile coincidenza, sull’ultraleggero allestito con le sue mani.