Morti in aereo, l'attesa dei figli: "Aspettiamo i resti. E saremo in Sudan per l'ospedale"

Dopo due settimane ancora nessuna novità dall'Africa. Presto l'inaugurazione del centro dedicato a Carlo e a Gabriella Spini

Carlo Spini e la moglie Gabriella

Carlo Spini e la moglie Gabriella

Arezzo, 26 marzo 2019 - «Sono stati recuperati soltanto alcuni corpi e qualche resto umano. Si continua a eseguire le indagini del dna per le varie attribuzioni, ma voi potete benissimo immaginare quanto il lavoro sia lungo e complicato, all’indomani di una tragedia di simili dimensioni». Con molta compostezza e con una disponibilità mostrata fin da quella terribile domenica, Andrea Spini espone la realtà dei fatti.

Sono trascorse poco più di due settimane dal 10 marzo, giorno nel quale è precipitato il Boeing appena partito da Addis Abeba e nel quale lui, i fratelli Francesco e Marco e la sorella Elisabetta hanno perso i genitori, entrambi di 76 anni: il padre Carlo, medico dell’ospedale di Sansepolcro e la madre, Gabriella Viciani, che nella struttura sanitaria di zona era stata infermiera caposala in Ostetricia e Ginecologia.

Andrea, 47 anni, è il maggiore dei quattro figli della coppia: vive anche lui con la moglie Paola nella città biturgense nonostante per motivi professionali sia costretto a trascorrere gran parte della settimana a Roma. Seppure con addosso un dolore indescrivibile ma oltremodo comprensibile, tutti hanno dovuto rituffarsi in una quotidianità fatta di lavoro e famiglia, in attesa che la situazione si sblocchi dalla fase di stallo che regna in apparenza: «La verità sostanziale del momento – sottolinea – è che tutto è ancora praticamente fermo, né si possono conoscere tempi e modalità di un eventuale rimpatrio, perché semplicemente non vi sono certezze. D’altronde, mi capite, dopo quello che è successo, il compito diventa davvero arduo. Noi confidiamo in un esito positivo: la speranza c’è e non morirà, senza comunque farci illusioni».

E l’ospedale che i genitori avevano contribuito a realizzare a Juba, nel sud del Sudan e che ad essi è stato intitolato? «L’inaugurazione prevista per lo scorso 21 marzo è slittata. Dovrebbe avvenire nelle prossime settimane, per cui a Juba si stanno organizzando assieme ad Africa Tremila, la onlus di cui facevano parte i genitori. L’allestimento è quasi completato e quando ci sarà il taglio del nastro una rappresentanza della nostra famiglia dovrebbe recarsi alla cerimonia, anche se per ora rimane una ipotesi e basta».

Andrea e Paola sono a loro volta genitori di Chiara, studentessa: «Sosterrà il test di ammissione alla facoltà di Medicina per seguire le orme del nonno, che – precisa Andrea – sarebbe stato felice di questa scelta, pur essendo sicuro del fatto che non gliela avrebbe imposta. Anche Chiara, come tutti gli altri nostri nipoti, era attaccatissima ai nonni»