Morte nella Rsa, oggi gli altri tamponi. Balzo di casi: c'è anche una commessa

Lavora in Casentino: ma era già assente da 13 giorni. Ad Arezzo: uno studente di 17 anni. Chirurgo malato: tra i colleghi 35 tamponi negativi. 118: 5 infermieri «colpiti»

Tamponi per il Coronavirus

Tamponi per il Coronavirus

Arezzo, 26 marzo 2020 - E’ morto senza rendersi conto di cosa lo avesse colpito: è morto il «paziente uno» della Rsa di Bucine. In quel piano «zero» ci sono quanti soffrono di difficoltà cognitive, in pratica i malati di Alzheimer. E quello è un «mostro« che ti cancella ogni minuto la memoria recente. E’ morto nel suo letto, dov’era stato lasciato, sia pur isolato. E’ un signore di 78 anni, originario di Castelfranco, senza parenti in zona: era stato contagiato per primo, è il primo ad andarsene. La morte risale alla tarda serata dell’altro ieri, un’altra mazzata su una realtà messa duramente alla prova.

I dipendenti, falcidiati dalla malattia, vivono a turni serrati, le forze vanno calando, l’umore pure. La «bomba» Bucine continua ad essere innescata lì, nel cuore della provincia. Provincia che supera la soglia dei duecento: 214 per l’esattezza, anche se è sempre un’esattezza alla mezzanotte di martedì. Dopo la tregua di ieri, 17 i nuovi positivi. Il numero, già di per sè poco invitante, stavolta prende a schiaffi anche Arezzo: sei nuovi casi, a memoria il balzo più importante che la città abbia avuto finora.

Anche se resta sul filo della normalità, lontano da qualunque escalation. Tra loro c’è anche uno studente di 17 anni: è a casa e consideriamo che i giorni passati dalla chiusura delle scuole sono oltre 14, la soglia sopra la quale anche i contatti stretti non dovrebbero rischiare granché. Linea? L’età si abbassa, a parte il diciassettenne tutti spaziano tra i 39 e i 53 anni.

Il Valdarno mantiene il suo record negativo: altri sette, 3 a Montevarchi, uno a San Giovanni, uno a Terranuova e altri due a Bucine: uno dei quali a malattie infettive e c’è il sospetto possa essere ancora collegato alla Rsa del dolore. In Casentino uno a Subbiano, collegato a quelli di Capolona perché almeno il virus non conosce campanilismi, e uno a Chiusi, che in realtà dovrebbe avere domicilio a Poppi. In Casentino tra i casi di questi giorni tiene banco quello di una commessa, al lavoro in un supermercato del Casentino.

Uno di quei mestieri di frontiera, al pezzo perfino nel’era del virus. Ma la donna è ormai a casa da tredici giorni, anche se la positività sarebbe emersa solo di recente, e questo riduce la preoccupazione. Come sempre in corso l’esame epidemiologico per ricostruire i contatti stretti e le misure di protezione. Mentre il virus si è infilato, al piccolo passo, anche nel San Donati. Un chirurgo di esperienza, tradito dal contagio.

Sono stati fatti tamponi e controlli sullo staff e sul personale: trentacinque in tutto. Al 90% negativi, ha spiegato ieri il direttore generale a Teletruria: ma l’altro 10% erano risultati non arrivati. Negativi anche quelli. Un sospiro di sollievo. Mentre il 118 paga dazio; oltre al super direttore Massimo Mandò, otto i colleghi colpiti. Tra loro 5 infermieri e tre amministrativi: chi resta deve tirarsi su le maniche ma l’organico è di circa 50 persone e l’operatività della struttura, nevralgica, non è messa in discussione.

Intanto fonti ospedaliere assicurano che lo stesso Mandò sta meglio, la brutta avventura potrebbe essere nella fase calante. In Valtiberina altri due casi a Sansepolcro, che negli ultimi giorni ha visto un’accelerazione. Mentre cominciano a fioccare quelli ufficiosi ma reali, legati alle comunicazione dei sindaci: certi altri due a Cortona. Pare fossero in quarantena da dieci giorni, mentre rivedevano la luce sono arrivati sintomi e tamponi positivi.

Mentre al San Donato si continua a morire: ieri un paziente di 77 anni. Era di Torrita, si chiamava Divo, nel suo paese forse lo era davvero. E ieri la sua terra lo ha raccolto per dargli sepoltura. 77 anni di vita e poche ore per l’addio:l’orologio del virus è implacabile.