Moretti jr, arriva un altro processo per bancarotta

Sorte diversa per il padre Antonio e il fratello Alberto si salvano per un mese e ottengono la prescrizione sul caso del crac di Confitalia

Andrea Moretti

Andrea Moretti

Arezzo, 22 gennaio 2020 - C’è un altro processo in arrivo per Andrea Moretti, rampollo di una delle grandi famiglie aretine, già coinvolto nella maxi-inchiesta che ha investito da oltre un anno l’intera dinasty, accusata di riciclaggio per una serie di operazioni che a Moretti jr e al padre Antonio sono anche costate mesi di arresti domiciliari.

L’accusa è di bancarotta e il Gip Fabio Lombardo ha disposto il rinvio a giudizio proprio ieri, salvando per prescrizione il Re del Vino, che già nei giorni scorsi aveva incassato l’archiviazione del procedimento per finanziamento illecito ai partiti sulla cena elettorale dell’allora ministro Padoan, e il fratello Alberto. Tutti insieme erano imputati del crac Confitalia, un tempo la holding di famiglia nel settore abbigliamento, che aveva tra i suoi marchi la nota sigla «Moda e modi», dichiarata fallita il 7 febbraio 2013.

Il patriarca Antonio e il figlio Alberto se la sono cavata perchè il Pm Laura Taddei, cui era approdato il fascicolo per bancarotta fraudolenta, ha chiesto il processo che avrebbe interrotto l’iter di consumazione del reato con due recidive poi estinte. Lo sollecitò nel marzo del 2019, ma per un mese è andato tutto in fumo: i termini di sette anni e mezzo erano scaduti a febbraio.

Non è bastato invece per Andrea Moretti: lui aveva sulle spalle una recidiva specifica infraquinquennale, cioè altre condanne per reati fiscali, che aumentavano la pena potenziale di due terzi e dunque rendevano molto più lunga la scadenza della prescrizione. I capi d’accusa sono due. Il primo è quello che in gergo viene definito come bancarotta preferenziale: i Moretti nel 2010 ricorsero a un prestito obbligazionario che però fu destinato, nonostante i richiami del collegio dei sindaci revisori, al solo pagamento dei debiti con la banche, lasciando all’asciutto il fisco, che pure vantava crediti per un paio di milioni.

L’altra imputazione, invece, è decisamente più complessa e riguarda proprio «Moda e modi», ceduta alla Fashion Network di Milano per un controvalore di 10 milioni, giudicato dalla procura inferiore di due all’effettivo prezzo di dodici. Il marchio, poi anch’esso dichiarato fallito, aveva conseguito nel 2009 della vendita una perdita di 54 milioni, con un patrimonio negativo di 32.

Ne risulta un’altra bancarotta per due milioni, della quale a questo punto il solo Moretti jr dovrà rispondere nel processo, collegiale, che comincerà il 7 aprile. Nel frattempo, però, non si fermano gli appuntamento giudiziari che riguardano la dinasty. Giovedì si torna in cassazione sulla questione dei sequestri ordinati dal Gip Ponticelli a fine novembre 2018 insieme alle misure cautelarsi personali degli arresti domiciliari per quattro e delle interdizioni per gli altri.

Le difese e anche il Pm Marco Dioni contestano che il Riesame abbia preso una decisione di conferma non in linea con quanto la stessa suprema corte aveva disposto. Il risultato è che ad oltre un anno di distanza ancora non c’è nessuna certezza sul destino del patrimonio di famiglia.

Ed è sempre pendente l’avviso di chiusura indagini per l’inchiesta principale. Dioni potrebbe firmarlo già nelle prossime settimane.