Moretti, archiviata la cena Padoan: nessun finanziamento illegale

Fuori dall'inchiesta anche l'assessore Ceccarelli. Il re del vino sfruttò solo l’occasione (e un evento di Donati al Minerva) per pubblicizzare i suoi prodotti

Antonio Moretti arriva in tribunale

Antonio Moretti arriva in tribunale

18 gennaio 2020 - E’ la prima rivincita del Re del Vino per eccellenza, Antonio Moretti, da un anno e oltre nella bufera per l’inchiesta di riciclaggio che ha coinvolto lui e i familiari. Ed è anche un successo dell’assessore regionale Vincenzo Ceccarelli, del quale mai era saputo che fosse stato indagato dalla procura. Fatto sta che adesso entrambi, insieme a Roberto Tiezzi, responsabile amministrativo del Pd nella campagna elettorale per le politiche del marzo 2018, incassano l’archiviazione dall’accusa di finanziamento illecito ai partiti.

Per la cena elettorale dell’allora ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan a Foiano del 22 febbraio 2018 di cui si sono scritti fiumi di inchiostro e pure (solo Moretti sr e Tiezzi, perchè Ceccarelli non c’entrava) per un evento organizzato al Minerva dal deputato democratici dell’epoca Marco Donati (mai indagato), pagato sempre dalla tenuta Setteponti, fiore all’occhiello del Re del Vino.

Su richiesta del Pm Andrea Claudiani, il Gip Fabio Lombardo ha accolto nella sostanza quella che era stata fin da subito la difesa di Moretti, che cioè non di finanziamento al Pd o a Padoan (pure lui totalmente estraneo alla vicenda) si trattasse ma di un modo per pubblicizzare i vini della casa, venduti ai partecipanti al termine delle due serate.

Sono gli avvocati di Moretti, Mauro Messeri e Stefano Campanello, a darne notizia in una nota stampa, nella quale si stigmatizza l’«aggressiva campagna di stampa» allestita all’epoca e di un’«accusa totalmente infondata e slegata dalla realtà che è costata al nostro assistito un’ingiusta esposizione mediatica». In realtà, difensori e protagonisti hanno dovuto faticare per ottenere l’archiviazione, tanto che in un primo momento a tutti era stato notificato un avviso di chiusura indagini che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.

Questo è il classico caso che fa eccezione, perchè con gli interrogatori (di Ceccarelli, difeso dall’avvocato Antonio Dì’Avirro) e le memorie (di Tiezzi), gli indagati (Moretti era stato già sentito dal Pm Dioni nel corso di una deposizione fiume vecchia di un anno) sono riusciti a convincere il Pm a non andare oltre. Di fatto, i due politici hanno spiegato che loro degli aspetti organizzativi degli eventi elettorali non sapevano niente e che si trattava di un’iniziativa autonoma della Tenuta Setteponti, che peraltro aveva registrato i pagamenti a bilancio, non come finanziamento pubblico ai partiti ma sotto forma di eventi promozionali dell’attività aziendale.

Il caso esplose con le intercettazioni telefoniche cui Moretti fu sottoposto dalla Guardia di Finanza nell’indagine principale per riciclaggio. Lì si poteva sentire Moretti senior, che non partecipò alla cena di Padoan per altri impegni, tenersi costantemente in contatto, tramite la sua segretaria sull’andamento della serata. Si poteva ascoltare anche la telefonata fra lui e Ceccarelli di commento alla riuscita dell’evento.

Pubblicità scomoda della quale l’assessore si lamentò assai. Per mesi la vicenda restò rubricata a modello 45, cioè come notizia non costituente reato. Poi, a maggio, il Pm Dioni, titolare del filone più importante, formalizzò l’accusa di finanziamento illecito e restituì gli atti al procuratore Roberto Rossi perchè li smistasse a uno dei colleghi del pool reati contro la pubblica amministrazione.

Claudiani appunto, che ha poi sentito l’assessore e letto la memoria di Tiezzi, valutando che non ci fossero elementi sufficienti per andare a processo. Finisce insomma a tarallucci e vino, espressione quantomai adeguata per un catering come quello della Galleria Furio Del Furia di Foiano. La storia è finita, andiamo in pace.