Michelangelo, il genio esaltato dal Vasari A Giorgio la lettera con l’addio alla pittura

Il rapporto simbiotico fra due giganti aretini: il Buonarroti non cessò mai di scrivere all’amico che ne fece un modello nelle "Vite"

Liletta

Fornasari

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Nel gigantesco dipinto murale realizzato dal De Carolis nel Palazzo della Provincia di Arezzo spetta a Luca Signorelli ad introdurre la figura di Michelangelo, che posta al centro entro un’edicola architettonica sorretta da colonne, è abbigliata con una veste lunga di colore chiaro e con calze scure. Raffigurata come una personalità scontrosa e inaccessibile, oltre che chiusa in una "solitudine regale e insondabile", la figura di Michelangelo è sorvegliata alle spalle dalla presenza di un genio esemplato da uno dei suoi Prigioni, quello detto lo Schiavo che si sveglia (Firenze, Galleria dell’Accademia).

Il genio tormentato di Michelangelo e il cosiddetto mito del non finito ha animato la seconda metà dell’Ottocento con complesse vicende storiografiche e con una grande ricchezza di immagini per quanto riguarda la sua fortuna iconografica. La divulgazione delle Vite del Vasari accreditava presso il grande pubblico l’immagine di Michelangelo. Come sottolineato da Andrea Baldinotti "messer Giorgio" sarebbe rimasto soddisfatto di essere stato messo dal De Carolis in piedi a fianco del Buonarroti, restituendogli così agli occhi dell’osservatore il prestigio che si era largamente meritato in qualità di biografo del grande genio da lui venerato come maestro, nonché di suo carissimo amico e corrispondente assiduo e affettuoso.

Orgoglioso presso i contemporanei, Vasari ha scritto che nessuno avrebbe potuto vantare un maggior numero di "lettere scritte da lui proprio, né con più affetto che egli" aveva dimostrato nei suoi confronti. A Michelangelo, la cui biografia chiude la prima edizione delle Vite, Vasari nel rispetto dell’impostazione piramidale dell’intera opera, ha attribuito un valore messianico, riconoscendo nella sua venuta la volontà divina. Enfant prodige della cultura fiorentina, Michelangelo, nato a Caprese il 6 marzo del 1475 e figlio secondogenito del podestà Lodovico di Leonardo, si è formato nella cerchia neoplatonica che ruotava intorno al Lorenzo il Magnifico. Prima dei venti anni, forse su consiglio del Poliziano, ha scolpito la Centauromachia di Casa Buonarroti, a ventidue ha realizzato la Pietà per il cardinale francese Jean de Bilhéres de La Graulas per la propria tomba in Santa Petronilla (oggi in San Pietro) e nel 1501 ebbe ‘incarico per il gigantesco David per Piazza della Signoria, dove per volontà del gonfaloniere Piero Soderini, fu collocato nel 1504.

Artista di grandi e complesse capacità, nonché scultore, pittore, architetto e poeta al centro di eventi fondamentali, Michelangelo ha avuto due biografie quando era ancora vivente, quella di Giorgio Vasari nell’ edizione del 1550 e quella di Ascanio Condivi, pittore marchigiano, che nel suo soggiorno romano lavorò e visse con il Buonarroti, raccogliendo dalla "sua viva voce" notizie e aneddoti. Michelangelo stesso decise che il testo del Condivi fosse dato alle stampe nel 1553, quando egli aveva settantotto anni e ormai in sede stabile a Roma dal 1534, anno in cui, dopo l’impresa delle Cappelle medicee, lasciò definitivamente Firenze. Nel 1553 si stava occupando della commovente Pietà Bandini. Questa scultura, che affronta un tema molto caro alla profonda spiritualità di Michelangelo, era stata pensata per la sua tomba, avendo deciso di essere sepolto a Roma, nonostante la nostalgia per Firenze, espressa in una celebre lettera a Giorgio Vasari, ignaro delle solenni celebrazioni che a lui sarebbero state fatte proprio nella città toscana.

La sua morte arrivò il 18 febbraio del 1564, nella casa romana, affiancato da Daniele da Volterra, lasciando incompiuta la Pietà Rondanini, iniziata nel 1547 e alla quale ha lavorato fino agli ultimi giorni. In entrambe le biografie nebulosa è la parte del tirocinio giovanile come pittore. Il racconto dell’avvicinamento di Michelangelo bambino all’arte ha toni romanzati e nel Condivi si legge che nonostante il padre lo osteggiasse anche con punizioni corporali, egli si avvicinò a Francesco Granacci e da quest’ultimo al Ghirlandaio.

Stando ad alcuni documenti Michelangelo dodicenne era già apprendista presso l’affollata bottega fiorentina e a questo periodo risale forse la tavola in legno con le Tentazioni di Sant’Antonio (collezione privata), tratta da un’incisione di Martin Schongauer (New York Metropolitan).Opere pittoriche giovanili, e quindi realizzate prima della Battaglia di Cascina per Palazzo Vecchio, del celebre Tondo Doni (Uffizi) e della grande impresa della Volta della Cappella Sistina(1508-1512) su incarico di Giulio II, sono la Madonna di Manchester- oggi alla National di Londra ed esposta ufficialmente nel 1857-e il Seppellimento di Cristo , dipinto tra l 1500-1501, anch’esso nella galleria londinese. Le fonti ricordano anche un perduto San Francesco che riceve le Stigmate in San Pietro in Montorio. Opera scultorea giovanile è anche il Fanciullo arciere, ritrovato a New York. La vita di Michelangelo è ricca di colpi di scena, compreso fughe e i ritorni, tra Roma e Firenze, ed è caratterizzata da importanti amicizie, come quella con Vittoria Colonna, oltre che da amori come quello con Tommaso de’ Cavalieri, immortalato nel genio della Vittoria (Palazzo Vecchio), e da difficili rapporti, tra cui quelli con i Medici e con papa Giulio II. Notevoli gli incarichi avuti durante il Pontificato di Paolo III Farnese. Primo tra tutti il Giudizio Universale per la Cappella Sistina, scoperto al pubblico il 31 ottobre del 1541. Non meno importante è la Cappella Paolina, in Vaticano, iniziata nel 1542. Dopo avere concluso nel 1550 gli affreschi di quest’ultima, raffiguranti il martirio di San Pietro e la Visione di San Paolo sulla via di Damasco, Michelangelo cessò di dipingere, annunciandolo in una lettera inviata a Vasari. Nascono così i grandi progetti di architettura. Parlare di Michelangelo implica lo scontro con un’infinità di cose da dire, senza dimenticare il suo neoplatonico modo di trattare la materia, la sua continua capacità di inventare modelli e la sua autorità assoluta presso i contemporanei.