"Mi hanno portato via un milione": anziana accusa, conto in banca prosciugato

In tribunale sulla sedia a rotelle: da un patrimonio a 3 mila euro. Signora di 93 anni accusa. In due (marito e figlio della dama di compagnia) ne avrebbero approfittato per spostare i soldi

Un'aula di tribunale

Un'aula di tribunale

Arezzo, 23 ottobre 2020 - A 93 anni si è presentata in aula, col coraggio di chi è confinato in una seggiola a rotelle, per accusare quelli che l’avrebbero spogliata di tutto: avevo in banca un patrimonio di oltre 2 milioni, mi sono ritrovata con 3 mila euro nel conto. Lei è una signora della buone borghesia aretina, erede di una grande famiglia di imprenditori, loro invece sono padre (82 anni) e figlio (54), rispettivamente marito e rampollo della dama di compagnia che l’anziana si era scelta, senza immaginare, dice lei, che si sarebbe trasformata nello strumento della sua rovina economica.

Comincia tutto quando Adriana B., ormai in là con l’età, che vive insieme a una cognata, sente di aver bisogno di una collaboratrice-badante che la assista nelle faccende quotidiane. Si fa avanti appunto la dama di compagnia, che nel giro di qualche mese introduce in casa anche il marito, ex dipendente di banca, e il figlio. Il primo si offre come spicciaffaccende e consulente finanziario, guadagnando la totale fiducia della signora, che gli affida, insieme al figlio, la procura generale a movimentare i suoi conti correnti, che nel frattempo si sono arricchiti anche dell’eredità della cognata passata a miglior vita.

Nel 2014, racconta lei, finisce ricoverata in ospedale, moribonda o quasi. E’ il momento nel quale padre e figlio sarebbero passati all’azione, con due bonifici da 400 mila euro ciascuno più alcuni minori che spostano sui loro conti personali qualcosa come 840 mila euro.

La signora non se ne avvede, passeranno altri tre anni prima che da un rendiconto della sua situazione finanziaria capisca di essere rimasta con poche migliaia di euro, un’inezia per una abituata alla tranquillità dei milioni. Inevitabile la denuncia ed inevitabile il processo, nel quale padre e figlio sono accusati di appropriazione indebita e di altri reati minori.

Ed ecco che ieri arriva in aula la protagonista, costretta sì sulla seggiola a rotelle, ma lucidissima, di fronte alle domande del Pm Bernardo Albergotti, nel ricostruire la sua versione su come da ricca signora dell’Arezzo bene l’avrebbero ridotta a titolare di un conto sotto la media delle persone normali, quelle che non hanno mai ereditato in vita loro.

La assiste, nel ruolo di parte civile, l’avvocato Corrado Brilli, mentre i due imputati sono difesi da Piero Melani Graverini. Il giudice è Stefano Cascone, che ha rinviato per l’audizione dei testimoni a difesa. E’ proprio vero che tutti possono arricchirsi meno che quelli già ricchi di loro.