Metodo Rondine presentato a Washington, nasce un centro studi

Sotto esame i risultati di vent'anni di lavoro: padrone di casa l'ambasciatore italiano Varricchio. I primi passi dopo la giornata Onu

Il gruppo di Rondine a Washington

Il gruppo di Rondine a Washington

Arezzo, 14 dicembre 2018 -  «È bellissimo per me ospitare questo incontro e questa importante discussione. Come diplomatico so che la pace non è solo deporre le armi o la firma di un trattato di pace, ma è qualcosa che si deve offrire ogni giorno. Rondine può offrire grandi opportunità: voi giovani ci date speranze, una prova quotidiana che è possibile lavorare per costruire la pace, che è necessario l’impegno di tutti a partire dalla società civile in tutte le sue articolazioni. Questa Rondine si è fermata per un giorno sopra la nostra Ambasciata: ora volerà nel mondo, ma spero che tornerà. Vi prego di considerare l’Ambasciata come la vostra casa: noi faremo tutto il possibile per sostenervi».

Queste le parole dell’ambasciatore italiano Armando Varricchio alla Prima discussione internazionale sul Metodo Rondine. Dopo il lancio della Campagna Leaders for Peace alle Nazioni Unite di New York e la presentazione dello spettacolo Dissonanze in Accordo con Oida – Orchestra Instabile di Arezzo, alla presenza del Console Generale d’Italia, Francesco Genuardi, la missione negli Usa dell’associazione toscana, impegnata per la riduzione dei conflitti armati nel mondo, continua a Washington con una conferenza internazionale che ha portato ad una prima valutazione critica del Metodo Rondine, già applicato su oltre 200 giovani provenienti da luoghi di conflitto in tutto il mondo.  Il convegno è stato ospitato ieri dall’Ambasciata italiana a Washington.

Un evento che ha visto la partecipazione di circa quindici tra i più importanti esperti ed accademici delle maggiori Università di tutto il mondo, riuniti per portare il proprio contributo sulla metodologia di Rondine sulla trasformazione creativa del conflitto, perché possa diventare uno strumento a disposizione della società globale.

«Rondine è un laboratorio, nella società globale è una periferia al centro che vuole essere sempre di più al centro dei vostri studi» ha sottolineato Franco Vaccari, presidente di Rondine. «Se Rondine ha un valore aggiunto glielo potremo dare insieme per consegnarlo e diffonderlo al mondo. Stiamo preparando un nostro ufficio studi perché Rondine diventi un  luogo di ricerca-azione globale per potenziare l’esperienza con la forza della ricerca accademica interdisciplinare».

«Il Metodo Rondine comporta un approccio molto più sofisticato e complesso dei comuni percorsi di conflict resolution» ha affermato Gerard F. Powers, uno dei massimi esperti mondiali  di studi sulla pace del Kroc Institute presso la University of Notre Dame. «Prevede un tempo lungo e che innesca il processo di guarigione delle ferite. Anche nella dimensione spirituale e religiosa Rondine è innovativa. Così come nella questione del ritorno nei Paesi di origine per lavorare sul conflitto: anche qui l’innovazione di Rondine è il lavoro di accompagnamento e di sostegno in questo percorso che è unico».

All’incontro è intervenuto anche Ricardo de Guimaraes Pinto dell’UNESCO, che ha manifestato il suo sostegno a Rondine dichiarando: «Il programma didattico che l’UNESCO vuole guidare è mirato a formare i giovani perché abbiano un pensiero critico per superare la propaganda ed essere cittadini del mondo. A 70 anni dalla II Guerra mondiale ancora c’è molto da fare; è importante lavorare insieme: la società civile e le organizzazioni come Rondine sono fondamentali».

I lavori sono stati aperti da Mons. Giorgio Biguzzi, vescovo emerito di Makeni, che ha avuto un ruolo fondamentale nella ratifica dell’accordo che ha portato alla fine della guerra in Sierra Leone nel 2002. Portando i saluti del Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Biguzzi ha ricordato il lavoro in Sierra Leone delle Rondini d’Oro, ex studenti dell’associazione, per la prevenzione della violenza e la tutela dei diritti umani nel primo progetto che ha visto l’applicazione diretta del Metodo Rondine in un paese di conflitto “Initiative for Peaceful and Democratic Election in Sierra Leone”. 

Dopo la pubblicazione del volume Dentro il conflitto, oltre il nemico. Il «metodo Rondine» a cura di Luca Alici, edito da Il Mulino, che raccoglie i risultati della prima ricerca scientifica sul lavoro ventennale dell’associazione condotta da un team di ricerca dell’Università Cattolica di Milano e dell’Università di Padova, lo studio oggi  si è aperto allo sguardo di altre discipline come la  filosofia, l’antropologia culturale, la psicologia sociale e laconflict resolution. Inoltre, grazie alla collaborazione con la George Mason University di Washington, è già stata avviata una nuova ricerca condotta da Daniel Rothbart, docente di Analisi e risoluzione dei conflitti.

Tra i tanti intervenuti ricordiamo i contributi di Andrea Bartoli, Rettore della Scuola di diplomazia della Seton Hall University; Jack Nusan Porte, da Harvard; Miguel Diaz, ex ambasciatore, oggi docente alla Loyola University;Michael David Kaiser, del Lutheran College di Washington; Adam Muller, della University of Manitoba; Aubrey Cox,  del United States Institute of Peace USIP; Charles Hauss della Alliance for Peacebuilding (AfP).