Mense, pane e olio ai bimbi: maestra rinuncia al pasto. Sindaco: colpa dei genitori morosi

Giro di vite a Montevarchi per i pochi non in regola con i pagamenti. Preside rifiuta i tavoli separati, prof cede il suo pranzo ad un piccolo

Mensa scolastica (Foto Castellani)

Mensa scolastica (Foto Castellani)

Arezzo, 8 novembre 2017 - Papà non paga? E allora a pranzo accontentati di pane e olio. Più frutta e acqua minerale. È il regime dietetico imposto dal Comune di Montevarchi ai bimbi dei «morosi», in ritardo con le quote della mensa scolastica. Un giro di vite che negli istituti suggella la linea contro i furbetti del «ticket». Efficace, avendo ridotto la quota dei mancati pagamenti al 3%, un pugno di bambinetti. Ma che ora lancia il drastico assalto finale per ridurre a zero la fascia delle famiglie non regola.

Da lunedì a chi non è in regola viene passata la classica «fettunta», un classico toscano. Resta un’alternativa. Portarsi il panino da casa o andare a prendere il figlio a pranzo per riportarlo dopo a scuola: ma tutto solo dietro una precisa comunicazione alla segreteria. Un clima e una decisione che il sindaco Silvia Chiassai difende a spada tratta.

«I genitori hanno tutta le possibilità di pagare, sennò gli saremmo venuti incontro: la responsabilità quindi è tutta loro». Ai presidi è arrivato l’elenco delle famiglie morose: con l’invito a stringere i rifornimenti e anche a mettere i bambini in un tavolo a parte.

Chiara Casucci, la preside del comprensivo «Magiotti» ( in pratica elementari e medie) a questo si è ribellata: niente divisioni tra i ragazzi. Non contesta l’obbligo di pagare, chiede di non ritrovarsi con il personale già agli sgoccioli (un po’ come l’olio...) a dover anche controllare lo stato dei pagamenti. Poi il resto è pane, forse olio ma anche fantasia.

Una maestra davanti al bambino con il muso lungo e la pancia vuota gli ha donato il suo pranzo e si è tenuta il pane con l’olio. L’opposizione naturalmente fa fuoco e fiamme. Ma il sindaco non deflette. «Ci sono trenta giorni di comporto. Al genitore viene segnalato che sta per scadere il mese e deve ricaricare la card. Se non provvede, al figlio viene comunque garantito il pasto per trenta giorni. Nel frattempo, al genitore viene ricordato ancora di essere inadempiente. Alla scadenza del trentesimo giorno, al bambino viene servito il pasto sostitutivo. Ho trovato un buco da 500 mila euro sui pagamenti, non può farsene carico tutta la comunità. O meglio sì ma solo per chi è in condizioni disagiate e non per chi sceglie di non pagare».

Ma intanto ogni giorno ha il suo pasto e in questo momento per una piccolissima parte dei bambini è particolarmente magro, sempre che le famiglie non accettino di pagare. Il pranzo è servito: ma non per tutti. Per qualcuno il piatto piange.