Mense, centro unico di cottura e tourbillon di pasti: ed esplode la protesta

Dal 2019 fornelli unificati per tremila pasti al giorno. Lucia Tanti: "Sono solo strumentalizzazioni, la salute dei bambini resta la priorità"

La preparazione dei pasti in una mensa scolastica (foto di repertorio)

La preparazione dei pasti in una mensa scolastica (foto di repertorio)

Arezzo, 16 novembre 2018 - La polemica e le proteste prendono fuoco tra i fornelli. «Gli sciacalli non siamo noi, ma chi strumentalizza la notizia. Il progetto e i numeri parlano chiaro: la salute dei bambini è al primo posto»: così l’assessore Lucia Tanti sulle polemiche circa la chiusura delle mense scolastiche con l’apertura di un centro di cottura unico dei pasti. Il provvedimento riguarda ben scuole del territorio, tra asili nido, materne ed elementari. Parliamo di numeri importanti: i pasti erogati al giorno sono circa tremila che vanno moltiplicati per 170 giorni scolastici.

Facendo un calcolo nell’anno scolastico 2017/18 i pasti consumati dai bambini nelle scuole comunali e statali sono stati circa 505.750. Da gennaio 2019 tutta la produzione dovrebbe essere accentrata nel nuovo centro di cottura unico – ancora da realizzare - e distribuita in tutte le scuole. I procedimenti di chiusura delle mense interne sono già in atto: già c’è lo stop alla materna Fonterosa e alla elementare di San Giuliano. «E’ un argomento delicato che fa gola a chi vuole fare polemica - dice Tanti - ma il tema delle mense è al centro delle attenzioni del Comune da anni.

Già all’epoca della giunta Fanfani era all’ordine del giorno, con forti sollecitazioni da parte dalla Usl per le condizioni sanitarie delle cucine vetuste, ora è arrivato il momento di intervenire». Non ci sta l’assessore a parlare di tagli drastici che ricadranno sulla qualità del servizio. «Ma quali tagli, un bando come questo riguarda sei milioni di euro che il Comune va ad investire e non a sottrarre. Una cifra importante e in linea con il costo medio delle amministrazioni di tutta la Toscana».

Molti genitori oscillano tra preoccupazione e rabbia, manifestando anche sui social la loro preoccupazione. «Voglio rincuorarli - interviene Tanti - questa operazione è pensata per garantire la qualità e la salubrità dei pasti dei loro figli. La città eroga pasti su 58 scuole diverse. Per 46 di queste, il pasto viene già veicolato, cioè prodotto esternamente, mentre nelle restanti 12 strutture scolastiche la cucina è interna. Si è alzato un polverone, ma la maggior parte delle scuole ha già attivo un servizio di mensa esterno. Tanto più che i dati di gradimento dei comitati mensa di tutte le scuole di Arezzo parlano chiaro e dimostrano lo stesso tipo di valutazione positiva sul servizio, sia là dove esso è veicolato, sia in quelle poche realtà dove invece la mensa è interna».

Fuori luogo, secondo Tanti, risttrutturrare le mense interne rimaste: «Investire nella messa in regola e nella ristrutturazione delle restanti 12 cucine non era conveniente e a volte impossibile per rispettare i dettami igienico sanitari imposti dalla Usl. Arezzo per questa partita avrà un investimento sul territorio di circa 3 milioni e mezzo e la messa in sicurezza di 50 posti di lavoro più altri 50 correlati: quindi quasi in centinaio di posti di lavoro riconducibili alla gestione dei pasti