Medici no vax, prime sospensioni. Qualcuno si pente e fa l’iniezione in extremis

Arezzo, il presidente dell’ordine conferma sette provvedimenti presi dalla Usl sud-est ma i numeri dell’azienda arrivano a una ventina di casi

Un vaccino covid (Foto di repertorio)

Un vaccino covid (Foto di repertorio)

Arezzo, 12 settembre 2021 - Era già tutto previsto, ma fa notizia lo stesso. Scattano, inevitabili, anche le prime sospensioni dei medici no vax, perchè convinti che il vaccino non serva o addirittura sia dannoso o anche più semplicemente per pigrizia, convinzione di essere comunque al sicuro, senza bisogno di porgere il braccio all’iniezione. All’ordine dei medici, come conferma il presidente Lorenzo Droandi, ne sono arrivate per adesso sette, decise dalla commissione apposita della Usl Toscana sud-est, ma i numeri (cui si aggiungono gli 11 provvedimenti di fermo deliberati venerdì dall’odine degli infermieri) sono destinati a crescere nei prossimi giorni. Nella prima lista, ancora da scremare, dell’azienda sanitaria c’erano infatti 26 dottori, otto dei quali medici di famiglia.

Qualcuno s’è pentito in extremis e si è fatto vaccinare o ha preso l’impegno di farlo, ma questi ravvedimenti dell’ultima ora non scalfiscono più di tanto lo zoccolo duro di quanti resistono all’inoculazione del siero.

Attenzione, però alll’uso delle parole, come ci tiene a precisare Droandi: sospensione non significa che i destinatari della misura non possono più esercitare la professione. Più banalmente sono sospesi, a norma di legge, dai contatti interpersonali legati al loro lavoro.

Per intenderci, non possono visitare in un ambulatorio, assistere pazienti in un reparto d’ospedale,firmare ricette davanti al loro assistito o cliente libero-professionale. Ma se per caso svolgono un’attività non a contatto col pubblico, come quella di un perito o di un medico che invia una ricetta per via telematica, la legge non lo impedisce ai renitenti.

Le interdizioni, semmai, come spiegano fonti dell’ordine, arriveranno in un secondo momento. Ove qualcuno dei 26 medici (o quanti ne rimangono dopo l’ultima scrematura) invitasse i propri assistiti o pazienti a non vaccinarsi, ove diffondesse in pubblico, anche via social o Internet, informazioni contrarie al diritto alla salute o fuorvianti dal punto di vista scientifico, allora scatterebbero i procedimenti disciplinari veri e propri, dall’avvertimento alla censura e all’interdizione fino a cinque anni.

Per adesso, dicono all’ordine, siamo dei semplici passacarte: riceviamo i provvedimenti di sospensione dalla Usl e li trasmettiamo agli interessati. Qualcuno ne resta sorpreso, nonostante tutto il baillamme fatto negli ultimi mesi su medici e vaccini, compresa le notizie sulla prime riunioni della commissione Usl, che è al lavoro da fine agosto su un centinaio di casi (95 per la precisione) sospetti. Non solo medici dunque e infermieri ma anche operatori socio-sanitari, tecnici di laboratorio e ostetriche. E’ capitato che ci fossero dottori sospesi che dopo la misura hanno fissato l’appuntamento per il vaccino. Restano sub iudice fino all’iniezione, solo dopo potranno essere riammessi a lavoro e stipendio.

Già, perchè la legge prevede come primo scenario il demansionamento, ovvero la destinazione del personale dipendente a funzioni non a contatto col pubblico. Ma sicome è possibile solo di rado, sospensione equivale spesso a impossibilità di svolgere la professione e quindi a congelamento della paga.

Secondo fonti dell’ordine, il numero dei medici no vax aretini potrebbe addirittura essere sottostimato. In una proiezione delle numeri nazionali, si arriverebbe infatti a una cinquantina di casi ipotetici. Ma questo si vedrà soltanto man mano che la Usl incrocia i propri dati sui vaccinati con i tabulati degli iscritti forniti dagli ordini.