Mazzata Covid: il valore aggiunto a -7%

Nel commercio cinquemila posti a rischio. Il tracollo delle esportazioni . Ma aumenta la spinta alla trasformazione digitale.

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di Dory d’Anzeo

Un 2020 a tinte foschissime: in provincia di Arezzo è a rischio il 15% del valore aggiunto complessivo del terziario, sono in bilico 5 mila posti di lavoro nel commercio e potrebbero sparire addirittura 2500 imprese. Sono alcuni dei dati, per niente confortanti, emersi dalla giornata dell’economia che si è svolta ieri alla Camera di Commercio. Sono stati il presidente della Camera di Commercio, Massimo Guasconi, e il segretario generale Marco Randellini a illustrare la situazione, con la partecipazione del direttore della sede di Arezzo della Banca d’Italia, Arturo Marletta, e di Silvia Del Prete della sede di Firenze. In realtà, la situazione è ancora molto confusa e le stime restano, appunto, stime. Ad esempio, ha sottolineato lo stesso Guasconi "in tema di occupazione bisognerà capire cosa accadrà quando non ci sarà più il divieto di licenziamento".

La Camera di Commercio ha messo in campo risorse per quattro milioni per venire incontro alle imprese, distribuiti attraverso bandi specifici. Ma la situazione resta drammatica, se è vero che per il 2020 si rischia una caduta del valore aggiunto provinciale di circa il 7%. Quasi superfluo sottolineare che il comparto export è quello che preoccupa di più, essendo uno dei pilastri dell’economia provinciale, prosegue ancora Guasconi: "La chiusura totale a marzo e aprile e la difficile ripresa nei mesi successivi incideranno negativamente sul risultato finale del 2020".

Pensare che il 2019 aveva invece fatto registrare una crescita del 34,8% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda il mercato interno, Guasconi sottolinea: "Pur in mezzo a questa crisi abbiamo un dato: il risparmio che cresce. Tenere risorse ferme o non averle, per il mercato, non cambia. Bisogna in qualche modo essere in grado di attivare questa economia, ad esempio, con provvedimenti come l’ecobonus, per questo aspettiamo con ansia i decreti attuativi. Se si riattivano questi interventi, l’economia locale riprende quota".

Anche il numero delle imprese diminuisce, il saldo tra iscrizioni e cessazioni è di segno negativo: - 215 imprese; tuttavia, sottolinea Randellini, non è diretta conseguenza del Covid: "Il bilancio del bimestre aprile maggio, infatti, è positivo per 15 imprese. Molto probabilmente le effettive ricadute della crisi in termini di mortalità d’impresa saranno valutabili solo nella seconda metà dell’anno".

Assieme alla situazione dell’export, e in parte in conseguenza, spaventano anche i dati sull’occupazione, continua Randellini: "Solo tra aprile e maggio le ore di cassa integrazione autorizzate sono arrivate a circa 6,5 milioni in provincia di Arezzo, a questi vanno aggiunti gli interventi effettuati per mezzo dei fondi di solidarietà". Commercio, turismo, servizi alle imprese e i servizi alla persona, insieme quasi il 60% del tessuto imprenditoriale extra agricolo, sono i settori che stanno soffrendo maggiormente in questo momento. Incredibile a dirsi, c’è anche un piccolo risvolto positivo secondo Randellini: "Questo momento drammatico ha aumentato la spinta alla trasformazione digitale non solo della imprese ma anche della pubblica amministrazione e a sperimentare nuove forme operative, come lo smart working.

Alcune aziende hanno visto crescere la loro attività, ad esempio quelle farmaceutiche oppure quelle che sviluppano dispositivi di sicurezza. Nel campo della formazione, in poche settimane sono state attivate modalità di insegnamento che, diversamente, avrebbero richiesto anni per la messa a punto". Per sperare in un minimo di rilancio, adesso occhi puntati sui fondi europei: "Con queste risorse si potrebbe avviare un piano straordinario di investimenti in infrastrutture fisiche e tecnologiche". Cercare opportunità nella crisi, insomma, è l’unica strada possibile.