Matteo Croce, canzone contro la guerra dedicata al nonno soldato

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"Cara Elena ti scrivo dal regno della morte, dal fronte dove sono partite tante vite radiose di speranze e sono tornate spente". Il cantautore Matteo Croce l’esperienza della guerra finora l’aveva vissuta, come tutti noi, dai racconti del nonno. Ma ora la guerra sta allargando la sua ombra mortale e quelle parole diventano le emozioni di oggi e con quelle parole del nonno Matteo ha scritto la sua nuova canzone "Soldato", singolo che esce domani "dedicato a mio nonno e a chiunque ha dovuto e ancora oggi deve consegnare la sua vita ad una guerra schifosa". Con lui la band italo libanese dei Kabila che l’assurdità della guerra l’ha sempre raccontata in musica.

Una canzone che parla di guerra, di morte, ma anche di amore e di vita, di come a tanti giovani è stato insegnato a sparare e a odiare. "Mio nonno era militare, ma era anche scrittore - fa sapere Matteo - ci teneva che noi nipoti leggessero le storie che scriveva. Solo qualche tempo dopo la sua morte mi sono sentito abbastanza grande per leggere i suoi libri tipo ’La marcialonga’, la sua autobiografia di quando era stato bambino, figlio, ragazzo, studente, soldato, generale, marito, padre. Da qui è nata "Soldato", canzone dedicata ai miei nonni e denuncia contro le guerre di ieri e quelle di oggi. Mio nonno aveva poco più di 20 anni quando è andato in guerra. Io avevo poco più di 20 anni quando ho scritto "Soldato", dedicato a lui e a mia nonna Elena".

"Se c’è una cosa che questo periodo storico ci sta insegnando è che la vita è ora, adesso, qui, non in un futuro che non c’è - continua - tutto il bello intorno a noi che trascuriamo ogni giorno può essere spazzato via in ogni momento, da un virus, da una guerra, da un disastro ambientale. Lo sapeva mio nonno, lo sto capendo io".

Un pensiero che diventa una frase della canzone: "Non smettere mai di lottare per poter di nuovo amare, piangere, cantare ridere e sognare".

Silvia Bardi