Martina, parla la mamma: "Avevo visto quei giovani in Spagna: sfuggivano alle domande"

"Chiesi ad Albertoni perché avesse quei graffi sul collo: ma non mi rispose". I ricordi e la sofferenza di Franca Murialdo fuori dell'aula dopo il processo

La mamma di Martina

La mamma di Martina

Arezzo, 29 novembre 2017 - Nella lunga battaglia che i genitori hanno combattuto per avere giustizia sulla figlia, lei, mamma Franca, è stata sempre un po’ in secondo piano. Era babbo Bruno che andava sotto la luce dei riflettori a reclamare prima che il caso venisse riaperto e poi che Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi fossero mandati a processo. Un po’ perchè era quello più estroverso, un po’ per l’antica esperienza di sindacalista dei camalli (i portuali genovesi). Uno, insomma, che sapeva parlare in pubblico.

Eppure, la bufera moglie e marito l’hanno affrontata insieme, passo dopo passo, fin dal primo giorno, come adesso Franca Murialdo finalmente racconta nelle ore in cui ancora aspetta il verdetto per la sua bambina. Uno sfogo che comincia dalle ore tragiche del volo a Palma, subito dopo la notizia della morte.

Lì, ricorda la signora, era tutto difficile da capire e da affrontare. La polizia che parlava di suicidio, le amiche sfuggenti, i due ragazzi aretini, testimoni degli ultimi momenti di Martina, chiusi e diffidenti, incapaci di dare una spiegazione coerente di quanto era accaduto.

Mamma Franca, ad esempio, si accorge subito dei graffi che Alessandro Albertoni ha sul collo, nascosti da una collanina. E gliene chiede ragione. Ma non ottiene una risposta che vada al di là di un vago, «Mamma mia, che paura abbiamo avuto». Scusate, ribatte la madre, ma che spiegazione è? Però non c’è niente da fare. I due aretini, dice lei, restano ambigui, indecifrabili.

Solo successivamente affiorerà la versione che Albertoni e Vanneschi affidano alla polizia italiana l’unica volta in cui hanno accettato di rispondere alle domande, il 6 febbraio 2012, a Genova, negli uffici della polizia giudiziaria che conduce le indagini, ancora da testimoni. E’ allora che raccontano come Martina, in preda a una sorta di crisi isterica, avrebbe prima cominciato a urlare parole incomprensibili e poi a graffiare Alessandro che si era chinato su di lei.

Inutile dire che la ricostruzione del procuratore Rossi (e prima di lui del Pm genovese Biagio Mazzeo) è del tutto diversa: per loro, e sarà un tema centrale del processo, quei graffi sono il segno che la studentessa ha cercato di difendersi dal tentativo di stupro.

Ma torniamo alle ore subito dopo la tragedia. Mamma Franca, nel faccia a faccia con Alessandro e Luca, domanda anche cosa sia successo in camera, se i due avessero fatto uso di droga. La risposta stavolta è più netta: «Signora, se lei non ci crede, ci faccia fare le analisi».

Eppure in varie occasioni successive i due castiglionesi ammetteranno di aver «fumato» durante la loro vacanza a Palma, raccontando anche di come si erano procurati gli stupefacenti sul mercato clandestino di questa capitale del turismo di massa.

E’ anche per questo che i genitori non hanno mai creduto alla «verità» di Alessandro e Luca e anzi li hanno sempre considerati come i veri responsabili della morte diMartina. Ora c’è un primo verdetto che li manda a processo, ma la fine del calvario di Bruno e Franca Rossi è ancora lontana

Salvatore Mannino