Martina, l'ora della verità: oggi la Cassazione ma risale l'ombra della prescrizione

La difesa chiede di rivedere l’iter di assegnazione alla Quarta sezione, giudice ’naturale’ dopo il rinvio della Terza. Il tentato stupro di gruppo l'aggravante decisiva

Martina Rossi

Martina Rossi

Arezzo, 7 otobre 2021 - Dieci anni e 64 giorni dopo la storia nera di Martina è ancora appesa a un filo. E la prescrizione che incombe tra il 16 e il 20 ottobre non è il solo possibile cortocircuito giudiziario di una vicenda che stenta a scrivere una pagina definitiva sulla morte terribile di una ventenne avvenuta nel 2011 nell’isola del divertimento, Palma di Maiorca. Ci sono due incognite nell’udienza di oggi davanti ai giudici della Corte di Cassazione, chiamati a sigillare o meno la condanna a tre anni di reclusione contro gli aretini di Castiglion Fibocchi Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi con l’accusa di tentata violenza di gruppo. Dove ’di gruppo’ è l’aggravante contestata dall’accusa che, di fatto, ha evitato il ’non doversi procedere’ per il troppo tempo trascorso.

E proprio qui la difesa, rappresentata dal professor Franco Coppi (recentemente associato come difensore) e dall’avvocato Tiberio Baroni, potrebbe insinuarsi nella discussione dinanzi alla Quarta Sezione, giudice naturale dopo il rinvio della Terza. L’altro imputato è assistito dall’avvocato Stefano Buricchi. In piazza Cavour non si decide nel merito.

E la ricostruzione fattuale, ormai acclarata dalla Corte d’assise d’appello, nel giudizio bis, secondo cui Martina precipitò dalla stanza di albergo degli imputati mentre fuggiva da uno stupro non è passibile di alternative. Differente invece la qualificazione giuridica. La seconda incognita è invece nota. E riguarda l’eccezione, già presentata ai giudici, rispetto all’iter seguito dal fascicolo dal 26 agosto ad oggi.

Un passo indietro. Il ricorso contro la condanna venne inizialmente fissato dinanzi alla Sezione feriale: un collegio costituito proprio per evitare le prescrizioni imminenti. Ma da regolamento del Palazzaccio vengono decise le cause che rischiano di prescriversi entro il 15 ottobre e quindi potrebbero non trovare spazio nei ruoli ordinari.

Su istanza della difesa la ’Feriale’ ha quindi accordato il rinvio e trasmesso gli atti al presidente della Quarta, il quale a sua volta ha fissato l’udienza di oggi. Sostiene l’avvocato Baroni nella memoria che la Feriale ha sbagliato e avrebbe dovuto trasmettere al Primo presidente per l’assegnazione. Se l’eccezione dovesse venire accolta farebbe ovviamente slittare la decisione oltre il tempo utile. Ma è tutt’altro che scontato che l’istanza possa fare breccia anche perché tabellarmente è proprio la Quarta, chiamata a decidere dopo un rinvio della Terza, come nel caso-Martina quando i giudici annullarono con rinvio l’assoluzione degli imputati.

Quindi non c’è stata alcuna violazione. Infine c’è un dato tecnico da tenere saldamente presente che potrebbe chiudere subito la questione. Se è pur vero che durante lo spoglio, dinanzi alla manifesta inammissibilità i processi vengono inviati alla Settima, lo è altrettanto che anche in sede di udienza i giudici sono liberi di dichiarare un ricorso eventualmente inammissibile. Caso che, peraltro, fa decadere qualsiasi ipotesi di prescrizione.

La decisione è attesa per stasera, anche se il calendario di udienza è particolarmente ingolfato e non è escluso che il verdetto arrivi in nottata. Martina, ventenne di Genova cadde dal balcone della camera 609 dell’hotel Santa Ana a Palma di Maiorca mentre - secondo la sentenza di condanna bis della Corte d’appello di Firenze _ scappava da un tentativo di stupro degli imputati. Era il 3 agosto del 2011.

Gli inquirenti spagnoli avevano inizialmente archiviato il caso come suicidio. Il caso venne poi riaperto in Italia ma il tempo trascorso ha già prodotto la prescrizione delle accuse di morte in conseguenza di altro reato e omissione di soccorso. Martina - è agli atti dell’inchiesta - rimase in vita almeno 40 minuti senza ricevere aiuto da Vanneschi e Albertoni - dopo essere precipitata dal balcone della camera dei due aretini dai qual cercava di scappare.