Martina, giorno del giudizio bis: appello sulla morte della ragazza

Corte oggi in camera di consiglio: uscirà col verdetto? L’alternativa è la riapertura del dibattimento. Il Pm ha chiesto la condanna dei giovani a 3 anni per tentato stupro

Martina Rossi

Martina Rossi

Arezzo, 9 giugno 2020 - E’ un altro di quei processi, che non fosse stato per il lockdown, avrebbe dovuto essere finito da un pezzo. Già a metà marzo, infatti, i giudici della corte d’appello di Firenze avrebbero dovuto andare in camera di consiglio per la sentenza, ma tutto si è fermato per il virus. E ora, come in un film interrotto al videoregiostratore, si riprende dal punto dello stop.

Ossia dall’ultimo atto, con le repliche del sostituto procuratore generale Luciana Singlitico, degli avvocati difensori e dei colleghi di parte civile. Con l’ombra di una richiesta di condanna a tre anni che pende già sulle spalle dei due giovani di Castiglion Fibocchi accusati della morte di Martina Rossi, la studentessa genovese che all’alba del 3 agosto 2011, una vita fa, precipitò dal sesto piano del grande albergo di Maiorca in cui era in vacanza.

Perchè tre anni, quando Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due protagonisti di questo giallaccio infinito, erano stati condannati in primo grado, dicembre 2018, al doppio? Per la semplice ragione che nel frattempo è caduto per prescrizione una delle due imputazioni, la morte come conseguenza di altro reato. E’ rimasto appunto «l’altro reato», il più esemplificativo, anche se in termini di pena vale alla pari, ossia il tentato stupro di gruppo.

Quello per il quale il Pg Singlitico chiede adesso il massimo del consentito. La ricostruzione del Pm Roberto Rossi, avallata dalla sentenza del tribunale presieduto da Angela Avila, la ricorderanno tutti. Martina che si ritrova nella camera 603 dell’hotel insieme ad Alessandro e Luca, mentre amici di loro e amiche di lei si sono appartati nella stanza del primo piano. I due giovani provano a violentare la studentessa, lei si divincola, fugge sul balcone, cerca di scavalcare verso la camera vicina ma perde l’equilibrio e cade giù.

Una storia che ha commosso l’Italia, che è stata oggetto di infinite trasmissioni tv, ma che continua a essere contestata in radice dai due accusati e dai loro difensori, Tiberio Baroni e Stefano Buricchi. Loro continuano a farsi forti della testimonianza della cameriera Francisca Puga, che non è mai stata sentita in aula e che nelle rogatorie spagnole parla di Martina come di una che si è lasciata cadere.

Non è possibile, dicono i genitori di lei, Bruno Rossi, antico camallo genovese, e Franca Murialdo, nostra figlia non era tipo da suicidarsi. Non è possibile, ripete l’accusa, la cameriera non ha visto bene. E’ questo l’ostacolo principale sulla via della sentenza: bastano le prove raccolte a superare il racconto della Puga e di altri testimoni che gli avvocati vorrebbero risentire? Una decisione, ovviamente, che solo la corte d’appello può prendere.

Se sì, stasera ci sarà una sentenza, che sia di conferma della condanna o di assoluzione. Se no, si ricomincia con un’istruttoria dibattimentale che può andare avanti per settimane. La prescrizione della tentata violenza è fra più di un anno. E nel mezzo deve entrarci anche la cassazione. Mamma Franca e babbo Bruno, assistiti da Stefano Savi e Luca Fanfani, non mollano. Vogliono un verdetto definitivo. Non un altro reato estinto per il troppo tempo trascorso