Martedì grasso mai tanto magro: la psicosi svuota pizzerie e ristoranti

Clienti a picco ovunque. Pancini: «Al Foghèr 3 su 150 posti, un incubo». Il centro meglio. Vestri: «Malissimo al Magnifico». Prima ricetta: consegne a domicilio

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Arezzo, 27 febbraio 2020 - Ha deciso di tenersi la ricevuta dell’incasso finale come ricordo: il peggiore della sua vita, almeno commerciale. Centocinquanta posti apparecchiati e tre clienti: più tre pizze da asporto. Renato Pancini racconta dal Foghér con franchezza le ore dell’incubo. «Il calo è iniziato domenica sera: lunedì il giorno di chiusura dedicato a preparare tutto per il martedì grasso.

Ma non immaginavamo potesse essere il martedì più magro della storia. «E’ andata un po’ meglio in centro: una ventina di ragazzi su 80 posti. Ma nella normalità nei giorni di punta sono costretto a rimandare indietro cento persone, i posti non bastano.

E che a carnevale abbiamo sempre viaggiato sui due turni». Pancini, pizzaiolo storico, super premiato e un po’ il simbolo della categoria ad Arezzo, ci mette la faccia: ma siamo di fronte a qualcosa che non si è mai visto.

Anche sul piano logico: perché ci accalchiamo nei supermercati per contendere l’ultimo barattolo di fagioli e poi disertiamo pizzerie, ristoranti, cinema. E tutto in pochi giorni. «Anche da noi è stata una giornata da dimenticare: siamo riusciti in centro a limitare il crollo ad un 40%. Ma alla multisala giravano poche decine di persone, siamo andati quasi in bianco». 

Federico Vestri, presidente dei ristoratori di Confcommercio, dal Crispi’s conferma la diagnosi di Pancini. Che del resto nella notte di Carnevale correva tra strade deserte, un Corso senza gruppi mascherati, il buio e solo un’isola di festa a Sant’Agostino. Lontana da qualunque Carnevale dalla prima all’ottava repubblica ma almeno uno squarcio di allegria nel silenzio.

«E il problema è che non sai quando tutto questa finirà: ora la gente ha fatto scorte per un mese, finendo il budget di spesa. Se anche d’incanto tutto passasse, non tornerebbe la normalità» nota con amarezza Vestri.

Che però è anche il primo a rilanciare. «Bisogna crederci: da domai lancio la vendita a domicilio a tutto fuoco. E vediamo». Pronto a reagire anche Pancini. «Ho fatto per la seconda sede un investimento forte: non chiudo, non vado in ferie, contano anche i dieci euro». E intorno il clima non cambia: snocciola nomi di locali, sulla scia delle chat tra colleghi, dove i clienti sono perfino meno di tre. Il centro regge un po’ meglio ma balla su un mare forza 8.

E sembra che nel confronto i locali piccoli diano più sicurezza di quelli grossi: caccia ai posti meno frequentati? Forse, sempre che la psicosi segua dei fili logici, cosa che francamente non sembra. Due le conseguenze. La prima è che questa è la stagione nella quale si fanno i colloqui per assumere gli stagionali da primavera: in Toscana ventimila posti, ad Arezzo tra mille e duemila. In questo clima forse ai colloqui si presenteranno i titolari per trovare un doppio lavoro, 

E poi la sensazione della fragilità del sistema: se salta la liquidità per una settimana ci sono realtà che faticano a rimanere a galla. Chi ha investito ha preso mutui con le banche. Le rate sono l’unica realtà inattaccabile al coronavirus