Marco tradito dall’amore per le scalate Dolore e lacrime per il giovane padre

Paccosi, 43 anni, era originario di Prato ma viveva da anni a Sansepolcro con la moglie e due figli. Aveva un’azienda di giardinaggio, con l’amico morto con lui condivideva le arrampicate sui social

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di Claudio Roselli

Un sabato doppiamente tragico per Sansepolcro e per la Valtiberina. Iniziato con il mortale incidente stradale alle 3 di notte a Gragnano, nel quale ha perso la vita il 26enne Francesco Veri, si è concluso alla stessa maniera nel Gran Sasso, dove si è spezzata un’altra vita, quella di Marco Paccosi, che di anni ne aveva 43.

Originario del Pratese (anche il veicolo di servizio con il logo della sua azienda ha la sigla Po accanto alle lettere e ai numeri della targa), abitava da diverso tempo a Sansepolcro con la moglie e i due figli in via del Pentolo, strada del centro storico che è una delle traverse del corso principale sul versante di Porta Fiorentina.

Nella vita di tutti i giorni, Paccosi era il titolare di Toscana Giardini, impresa con sede nella città biturgense che si occupa della manutenzione appunto di giardini, parchi e aree verdi sia private che pubbliche.

Un padre di famiglia immerso nel lavoro quotidiano; anzi – come si usa dire – un gran lavoratore, artefice della crescita della sua ditta, che oramai si può ben definire affermata non soltanto in città, ma anche nell’intera vallata.

La sua attività professionale gli assorbiva inevitabilmente la fetta maggiore della giornata, fino a concluderla alla sera in famiglia. Anche quei pochi biturgensi residenti vicino a lui hanno risposto di non ricordare chi sia o di conoscerlo soltanto di vista, né risulta che avesse altre passioni o abitudini al di fuori di quella per l’alpinismo, l’unica che coltivava veramente, ma che per lui si è rivelata alla fine fatale.

Di arrampicate – con le descrizioni e le tappe dei percorsi postate sulla sua pagina Facebook, comprese quelle di sabato - ne aveva fatte tante anche con l’amico Luca Iani, assieme al quale ha purtroppo condiviso anche gli ultimi istanti della sua esistenza. E magari, in quei momenti entrambi potrebbero avere avuto la percezione di ciò che li attendeva e di un destino che aveva deciso per loro: la peggiore sensazione che si possa provare.

A proposito della dinamica dell’incidente, gli stessi addetti del Soccorso Alpino e Speleologico non riuscivano a dare una spiegazione all’accaduto, dal momento che avevano parlato sia di Paccosi che di Iani come di due alpinisti esperti, a dimostrazione del fatto che le vittime si erano cimentate più volte in escursioni nella zona.

O qualcosa è caduto all’improvviso dall’alto – è stato ipotizzato – oppure uno dei due si è sganciato e si è tirato appresso anche il secondo. Comunque sia, il concetto di fondo rimane lo stesso ed è l’imprevedibilità della montagna, specie se combinata con il maltempo.