Truffa Etruria, parla la Finanza: cabina di regia per collocare i bond

Spuntano anche alcune mail con l'incitamento a vendere. Al centro gli ufficiali che hanno svolto le indagini: i mifid che mancavano, premi e punizioni ai dipendenti più o meno "efficienti"

La protesta dei risparmiatori

La protesta dei risparmiatori

Arezzo, 17 maggio 2018 - C'era una cabina di regia dietro il collocamento delle obbligazioni subordinate, una cabina in cui stavano i cinque dirigenti adesso accusati di istigazione alla truffa, insieme ai loro subordinati che devono rispondere solo di truffa aggravata. Lo dice Peppino Abruzzere, tenente colonello della guardia di Finanza, comandante del nucleo di polizia tributaria di Arezzo che ha coordinato le indagini, nell'udienza in cui entra nel vivo il processo a una quarantina di manager, direttori di filiale e semplici impiegati Il procedimento giunge all'indomani della maratona sui  riti ordinari per la bancarotta, finita con la richiesta di proscioglimento da parte degli avvocati della difesa mentre domani è prevista la replica della procura, accompagnata probabilmente da una memoria d’accusa scritta; poi il 25 maggio toccherà ancora ai difensori, un plotoncino per ben 28 imputati.

Ma torniano all'udienza di oggi sulla truffa. Peppino Abruzzese, sollecitato dalle domande del Pm d'aula, Julia Maggiore, ha ripercorso la storia dell'inchiesta, le indagini sui Mifid e sulla profilatura del rischio, che spesso risultano aggiunti a posteriori, senza la firma dei clienti. Ha parlato di alcuni dipendenti, considerati pecore nere, che sarebbero stati ostracizzati per non aver adempiuto all'esigenze di vendere i bond. Per alcuni di loro c'è stato un trasferimento punitivo, concluso con le dimissione forzate dalla banca. Per i migliori, i più efficienti nel collocare i bond sotto accusa c'erano invece mail di elogio e promozioni. Più il premio concesso dal Cda a tutti i dipendenti e censurato da Banca d'Italia.

Abruzzese ha anche letto alcune mail di incitamento a vendere quelle obbligazioni subordinate che sarebbero finite azzerate con il decreto salvabanche. Ma siamo solo all'inizio dell'istruttoria, il processo davanti al giudice Avila andrà avanti almeno fino a fine anno. Intanto arrivano i controinterrogatori dei difensori, che puntano subito a smontare la tesi d'accusa: le mail, gli elogi, i rimprovere ai recalcitranti non sarebbero altro che la prassi comune di qualsiasi collocamento bancario, non c'è niente di specifico e anomalo, di penalmente rilevante in quello relativo alle subordinate.

Un passo indietro ancora per parlare della bancarotta, dove l’udienza preliminare davanti al Gup Giampiero Borraccia sta scivolando via nei canoni delle previsioni. Non c’è legale (e avrebbe fatto notizia il contrario) che non abbia chiesto il non luogo a procedere per il suo o i suoi assistiti. Nella giornata finale erano scesi in campo i difensori di due big, Massimo Tezzon, presidente del collegio sindacale nel periodo più caldo, e Augusto Federici, ex membro autorevole del Cda nonchè destinatario, come amministratore delegato della Sacci ,del più grosso dei finanziamenti che adesso il pool dei Pm di Etruria contesta come bancarotta: più di cinquanta milioni che secondo le indagini della Finanza vanno considerati quale distrazione patrimoniale.

Il padre di tutti i prestiti finiti in sofferenza e poi in malora, ma è inutile dire che per i difensori di Federici era tutto in regola: normale rischio d’azienda. Altrettanto ovvio che in replica il Pm Claudiani ribadirà la richiesta di rinvio a giudizio per lo stesso manager di Sacci, Tezzon e altri due accusati i cui avvocati hanno parlato ieri, Carlo Polci, ex sindaco revisore, e Carlo Platania, già consigliere d’amministrazione. Oltre che per gli altri 25 protagonisti in aula.

Due le udienze concesse ai difensori per rispondere, il 25 e 28 maggio, quando comincerà anche quello che è il vero clou, ossia il rito abbreviato nei confronti del vertice dei vertici della fu Bpel: l’ex presidente Giuseppe Fornasari, l’ex Dg Luca Bronchi, l’ex vicepresidente Alfredo Berni e l’ex consigliere Rossano Soldini. Si parte subito con un piatto forte, l’esame cui si sottoporrà Bronchi, pronto ad affrontare la fossa dei leoni dell’interrogatorio davanti ai Pm. Quasi certa la prosecuzione all’appuntamento successivo: si va in aula anche il 6, 8, 13 e 15 giugno, data entro la quale il Gup vorrebbe concludere, con le sentenze per i riti abbreviati e la decisione sui rinvii a giudizio degli altri imputati.