di Maria Rosa Di Termine
SAN GIOVANNI
Annunciate dall’allerta meteo arancione, le piogge torrenziali che si sono abbattute sul Valdarno fin dal primo pomeriggio di giovedì scorso hanno provocato danni e disagi. A pagare dazio soprattutto Cavriglia e San Giovanni con interruzioni alla viabilità per l’esondazione in alcuni punti dei torrenti Vacchereccia - l’omonima Provinciale è rimasta chiusa fino alle 22 - del Cervia e dei Borri dei Frati e della Madonna.
E puntuale, quando il maltempo picchia forte, nella città di Masaccio si è ripresentato anche il problema dei sottopassi allagati. Stavolta lo stop ai veicoli per un paio d’ore ha riguardato quelli delle Caselle e dell’Ivv dove il livello dell’acqua è salito rapidamente ed è stato necessario l’intervento degli operai del Comune, degli agenti della Polizia Municipale e dei volontari della Protezione Civile per ripristinare la situazione e riportarla alla normalità.
Come spesso capita in casi del genere, anche se i rovesci temporaleschi hanno avuto le caratteristiche dell’eccezionalità purtroppo in linea con la tendenza generale nella penisola bersagliata da ripetute bombe d’acqua, è subito scattata la polemica e si è puntato l’indice sulla manutenzione del cosiddetto reticolo fluviale minore, la ragnatela di affluenti primari o secondari dell’Arno.
In realtà la questione è ben più complessa e lo sottolinea l’ingegner Matteo Isola, direttore dell’Area Tecnica del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno. "Giovedì abbiamo assistito a precipitazioni intense, prolungate e molte concentrate.
Difficile comprendere a pieno la portata dell’evento meteorico perché mancano stazioni pluviometriche capaci di misurare fenomeni intensi e strettamente localizzati, che ormai si susseguono con sempre maggiore frequenza per i cambiamenti climatici. Certo è che la percezione è stata di una pioggia di notevole portata che ha sollecitato in modo imponente il reticolo idraulico. Nello specifico dei torrenti Vacchereccia e Cervia, del borro dei Frati e di quello della Madonna, andati in crisi o esondati, ogni anno sono interessati dalle opere di manutenzione ordinaria, come previsto dal Piano delle Attività di Bonifica concordato con i Comuni e approvato dalla Regione Toscana".
Lavori periodici e cadenzati che consentono di rendere "flessibile" la vegetazione presente su sponde e alvei e di conseguenza ininfluente sul regolare passaggio della piena e sulla riduzione della sezione dell’asta fluviale. "Quanto al materiale legnoso trascinato a valle – continua l’ingegnere - questo pare essere proveniente non tanto dal corso d’acqua quanto piuttosto dai versanti boscati del bacino idrografico. In gran parte, si tratta di residui trascinati dall’acqua da monte verso valle".
A cosa si devono allora le ultime esondazioni? "E’ inequivocabile che i numerosi attraversamenti presenti, specie sul Vacchereccia, probabilmente sottodimensionati rispetto alla normativa vigente, abbiano creato ostacolo al deflusso dell’acqua provocando non trascurabili rigurgiti e conseguenti allagamenti".
Ponti e ponticelli, insomma, avrebbero fatto da tappo all’ondata, causando le tracimazioni. "L’evento ha evidenziato carenze strutturali del reticolo che, per una mitigazione del rischio idraulico, necessiterebbero di interventi di manutenzione straordinaria e di nuove opere. Sarà cura del Consorzio evidenziare queste criticità alla Regione Toscana – conclude il tecnico del Cb2 - affinché possa individuare e reperire le necessarie risorse".