Mafie in Valdarno, a rischio commercio e sanità

L’ex ministro Rosy Bindi: "E’ una presenza sempre più penetrante e la gestione dei rifiuti monopolio delle organizzazioni"

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Continua il lavoro di Fulvio Turtulici sulla presenza del fenomeno mafioso in Valdarno. In occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, l’autore di “Trame criminali” ha presentato in Palazzo d’Arnolfo il rapporto 2020 di quello che da ormai cinque anni è diventato un vero e proprio libro-inchiesta. Turtulici, scrittore originario di Siracusa, ha raccolto a partire dal 1999 tutte le indagini che hanno coinvolto la criminalità organizzata tra le province di Arezzo, Siena e Firenze. Un resoconto di fatti nudi e crudi che invita ad approfondire e conoscere una realtà radicata ormai da tempo nella vallata. L’iniziativa è stata introdotta da Pierluigi Ermini, referente del comitato Libera del Valdarno Superiore, e dal sindaco di San Giovanni Valdarno Valentina Vadi. È intervenuta anche Rosy Bindi, già Presidente della Commissione parlamentare antimafia. Bindi ha chiarito che la Toscana non è paragonabile a Calabria, Sicilia o Lombardia, ma è comunque necessario tenere i riflettori puntati sui sistemi dell’illegalità. "Purtroppo da qualche tempo, sta emergendo una presenza sempre più penetrante dei fenomeni mafiosi nella nostra regione - ha spiegato l’ex ministro del governo Prodi - Il porto di Livorno è diventato dopo quello di Gioia Tauro l’approdo principale del traffico delle droghe nel nostro Paese. La gestione dei rifiuti abbiamo visto essere diventata sempre più monopolio delle organizzazioni criminali.

L’inchiesta Keu dimostra infatti una collaborazione tra imprenditori con interessi comuni e l’acquiescenza della politica". Stando all’ultimo aggiornamento di “Trame criminali”, la mappa delle presenze mafiose in Valdarno farebbe emergere un quadro da tenere sotto controllo. Molto forte, ad esempio, è la presenza della camorra, che controlla alcuni settori commerciali, mentre a partire dagli anni della pandemia è a rischio penetrazione anche l’ambito sanitario. "Quest’anno ricorderemo il trentesimo anniversario della strage di Capaci - ha concluso Rosy Bindi - Lo Stato e la società hanno reagito perché c’erano i morti per strada. Oggi non ci sono e per questo siamo contenti. Purtroppo la mafia odierna, anche se uccide meno, non è meno pericolosa. Se non uccide vuol dire però che riesce a raggiungere degli obiettivi senza utilizzare una violenza così forte come abbiamo visto in passato".