Ma i numeri da rosso prevalgono: sedici comuni e due distretti, sfora anche la provincia

Si salva solo la Valdichiana, gli altri territori ben oltre 250 casi per 100 mila abitanti. Castelfocognano a quasi il triplo del parametro, Subbiano e Talla al doppio, città a 342

Boom di richieste per i tamponi ad Ascoli

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Arezzo, 26 marzo 2021 - E’ un’altra volta il giorno del verdetto (quello sulla zona rossa, a proposito della quale il governatore Giani sentenzierà in serata) e non abbiamo niente da metterci, come la malata di un libro ormai famoso. Nel senso che i numeri, nudi e crudi, sono ancora contro gli aretini, ai quali non resta che sperare nella clemenza del presidente per intravvedere almeno uno spiraglio di arancione.

Zona arancione che in base ai soliti dati del giovedì (non sono quelli definitivi ma gli ultimi disponibili, oggi la scelta arriverà su quelli di mezzanotte per i quali si può solo sperare in un miglioramento) toccherebbe al massimo alla Valdichiana, il solo dei tre distretti in cui è divisa la provincia a vantare cifre meno drammatiche, con 181 casi ogni centomila abitanti nell’ultima settimana, che sarebbero ampiamente sotto la soglia a rischio dei 250 contagi. Ma è poco più di una rondine in un cielo che tarda a far primavera.

Nel distretto più grande, l’Arezzo-Casentino-Valtiberina siamo a 292 positivi per 100 mila, in Valdarno a 291, come a dire ampiamente in zona pericolo. Ci sono poi ben sedici comuni che sforano il parametro che ormai è il vero spartiacque fra i sommersi e i salvati, qualcuno in maniera eclatante. Prendiamo Castelfocognano,ad esempio, che guida la classifica di cui potete vedere i nomi nel grafico sopra: siamo addirittura a 730 casi per 100 mila residenti, tre volte oltre la soglia.

E’ vero che le piccole dimensioni del comune amplificano il tasso di positività, ma il numero è lo stesso eclatante. Come lo sono quelli di Subbiano, Talla e Lucignano, che superano o avvicinano il doppio del parametro di rischio. Nè vanno particolarmente bene gli scenari del capoluogo, che si attesta a un tasso di 342 contagi nei sette giorni, ben sopra la media del distretto sanitario di cui fa parte.

In tutto, nella graduatoria del pericolo ci sono cinque comuni del Casentino, tre dell’area aretina, l’hinterland della città, tre della Valdichiana (Marciano e Foiano oltre a Lucignano) e cinque del Valdarno. Non a caso, la soglia limite provinciale resta ancorata a 275, non troppo oltre il divieto ma neppure sotto la maledetta, e sospirata, quota 250 del passaggio di colore. In Toscana, Arezzo è ancora la terza provincia per numero di casi ogni 100 mila abitanti, preceduta da Prato a 380 e Pistoia a 290.

Numeri oltre la linea rossa anche per Lucca e Firenze, ma di poco. La regione, invece, si ferma a 248, a un’incollatura dalla soglia, il che dovrebbe significare (per gli altri sicuramente) un’altra settimana di arancione.

Madamina, le cifre sono queste, direbbe Mozart nel Don Giovanni, il resto è compito della politica, cioè di Giani e del suo staff, che possono scegliere la linea morbida, riportando gli aretini in arancione, o confermare quella dura, con un altro implacabile colpo di semaforo rosso.

La prudenza è d’obbligo, anche perchè una settimana fa il governatore sembrava aperturista fino al giovedì, per poi virare decisamente verso il blocco nel venerdì della decisione. Non sono particolarmente confortanti neppure le elaborazioni di un centro studi come quello della Fondazione Gimbe, che in tempi di Covid, si è guadagnata una fama di attendibilità: con la Toscana divisa in quadranti, Arezzo resta in quello del massimo pericolo.

Gli altri stanno tutti meglio, anche se Siena e Grosseto sono quasi al limite. Il virus che nella prima ondata infuriava sulla Toscana del nord e nella seconda su Firenze e province limitrofe, adesso è un’ombra minacciosa su tutto il territorio della Usl sud-est.