GLORIA PERUZZI
Cronaca

"Vi racconto la Bertè: la mia Loredana regina a Sanremo"

Cerisoli in tour con lei da marzo. Chitarrista, pilastro della Scuola Giovagnini e della Dima. "È il pezzo migliore. Una palestra per i musicisti"

Da sinistra: Stefano Cerasoli insieme a Loredana Bertè e altri musicisti durante un concerto

Arezzo, 8 febbraio 2024 – "Loredana quest’anno si merita di essere nel podio di Sanremo", a dirlo è Stefano Cerisoli, chitarrista aretino, da anni nella band della cantautrice più ribelle e provocatoria della musica italiana. Ha iniziato fin da piccolo a suonare la chitarra, oggi Cerisoli ha alle spalle collaborazioni con alcuni dei maggiori artisti italiani, Patty Pravo, Zucchero, Renga, Irene Grandi, Ron, Masini, tra gli altri. Insegna chitarra acustica ed elettrica a Castiglion Fiorentino, nella scuola intitolata a Valentina Giovagnini e ad Arezzo alla D.I.M.A.. In questi giorni è già in sala prove per il tour della Bertè che partirà il 5 marzo da Milano, cui seguiranno una quindicina di date già fissate.

Cerisoli, le piace «Pazza»?

"Sì, credo sia un pezzo forte, rock come piace a me e il testo è molto significativo. Racconta davvero quello che è successo nella sua carriera, considerata pazza o Santa a seconda delle necessità".

Cosa prova a stare sul palco con un’icona della musica?

"Mi piace il suo temperamento rock, sempre molto aperto alle novità musicali. Il suo essere un artista folle. Ne ammiro l’energia che emana sul palco e la grinta da pelle d’oca".

Per chi fa il tifo, Bertè o Renga?

"Tifo per Loredana senza dubbio. Però mi è piaciuto anche il pezzo di Renga e Nek".

Cosa le piace dell’insegnare musica ai giovani?

"Educare i giovani ad avere pazienza per imparare un’arte e una sensibilità, in un mondo così ansiogeno come quello che viviamo, la considero una sorta di missione".

Di cosa hanno più bisogno?

"Di essere guidati a un ascolto consapevole. Riflettere sulle emozioni musicali o interpretative è importante, non possiamo lasciarli in balìa dei social".

Lavora nella scuola intitolata a Valentina Giovagnini, che ricordo hai di lei?

"Un ricordo molto importante. Insieme abbiamo condiviso tanti bei momenti musicali e professionali. Valentina aveva una voce che incantava, riusciva a trasmettere delle forti emozioni". Purtroppo il destino se l’è portata via troppo presto.

"La scuola è un modo per non dimenticarla. Benedetta, sua sorella, ha fatto un ottimo lavoro nel dare continuità a ciò che Valentina aveva iniziato. Una bella realtà dove si respira musica e i ragazzi frequentano con piacere".

Cosa attrae i musicisti a Sanremo?

"È una vetrina irripetibile. Per una settimana si parla solo di questo, quindi un’artista ha la possibilità di essere promosso in maniera davvero intensa per tutti quei giorni".

Lo consiglierebbe a un giovane artista?

"Certo! Oggi è necessario sfruttare tutte le opportunità e le occasioni disponibili. Anche una critica costruisce il proprio bagaglio professionale, serve a capire come fare meglio".

Che ricordi ha dei suoi esordi? "Con Marco Parente o Andrea Chimenti, andavamo anche a Lecce con la nostra macchina, per due soldi. Oggi più gavetta fai meglio è. Quelle esperienze iniziali mi hanno molto aiutato ad affrontare, poi, palchi molto più importanti".

La soddisfazione più grande? "Aver suonato all’Arena di Verona".

Perchè?

"Il mio babbo mi diceva sempre: ’Quando suonerai lì sarai davvero arrivato’. Purtroppo quando ci ho suonato lui non c’era più da un anno. È stata una grande emozione".