Licenziati di Pasquetta, no al nuovo lavoro

L’imprenditore Marini si era offerto di riprenderli ma i cinque pakistani hanno deciso di continuare la loro battaglia a Campi Bisenzio

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di Claudio Roselli

"Non verranno più in Valtiberina i cinque operai pakistani ai quali l’imprenditore Mauro Marini di Sansepolcro aveva offerto il posto di lavoro e trovato l’alloggio, dopo il licenziamento comunicato con un messaggio su WhatsApp perché si erano rifiutati di andare in fabbrica il giorno di Pasquetta nell’azienda tessile del prontomoda cinese con sede a Campi Bisenzio, poi chiusa a causa di irregolarità riscontrate in sede di controlli. Proprio nel Comune dell’area metropolitana di Firenze si è aperto il tavolo di confronto sulla posizione di questi lavoratori, che avevano chiesto il rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro della categoria e che sono stati messi in una sorta di "gogna chat" dai titolari affinchè nessun altro imprenditore li assumesse più.

"Si è trattato di un incontro interlocutorio, preliminare alla convocazione dell’azienda, per il quale il Comune di Campi Bisenzio si è impegnato già per i primi giorni della prossima settimana - riferiscono i Cobas – ed è stata per noi l’occasione di ribadire che la soluzione della vertenza non può prescindere dal riconoscimento dei diritti dei lavoratori licenziati. Al tavolo chiederemo la reintegrazione dei cinque licenziati: è un loro diritto tornarci e non più da schiavi, ma in condizioni di lavoro coerenti con quanto prevede il contratto nazionale, a partire dagli orari di lavoro". Sempre i Cobas, rendono noto che i cinque lavoratori hanno deciso di declinare l’offerta di lavoro dell’azienda di borse e zaini per le forze armate con sede a Cerbara di Città di Castello, ma con il titolare di Sansepolcro (il già ricordato Mauro Marini), che si era fatto avanti per assumerli.

Il motivo? "Non vogliono abbandonare la battaglia di dignità che hanno avviato" e a rafforzare questa posizione ha concorso anche lo sciopero indetto dai lavoratori di una ditta di grucce nel Pratese, a conduzione sempre cinese, che hanno denunciato turni di lavoro di 12 ore per sette giorni. I Cobas hanno appoggiato la protesta. I dubbi di Marini, che attendeva una chiara risposta e che invece fino a ieri si era ritrovato davanti a un muro di silenzio, hanno trovato piena conferma.