Le strade dello spaccio ai minori: ecco la mappa, nuovi punti caldi

Da via XXV Aprile a via Leoni: dove i pusher insidiano studenti & C. I venditori di «erba» e coca annidati nelle zone vicine alle superiori

Spaccio di droga(foto di repertorio)

Spaccio di droga(foto di repertorio)

Arezzo, 11 luglio 2020 - Guardi le foto dei due ragazzini di Terni, quelli probabilmente uccisi da un’overdose di metadone, e ti domandi: può succedere anche qui, può succedere anche in quest’altra città tranquilla come lo era Terni fino all’altro ieri? Per chi combatte per mestiere il microcrimine dello spaccio al minuto, sono giorni intensi pure ad Arezzo.

Mercoledì il blitz nell’area calda di Campo di Marte, poi allargatosi a un altro pezzo del quartiere di Saione, giovedì l’arresto dei due baristi, marito e moglie, che avevano trasformato il loro locale del Villaggio Dante in una specie di supermercato della coca, cui facevano riferimento gli acquirenti di mezza città. Prima ancora, un anno e mezzo fa, i dati del ministero dell’interno (poi ridimensionati nel 2019) su questa provincia fra le prime dieci d’Italia per reati di droga, con un aumento che era il più alto a livello nazionale.

L’allarme c’è e ha ragione di esserci. Le aree a rischio sono sempre le stesse, da Campo di Marte al Pionta (che pure ha beneficiato della retata di pusher di colore del maggio 2019, ora quasi tutti condannati), dalle viuzze della casbah di Saione (come la via Nazaria Sauro degli arrestati di mercoledì, già tornati liberi), dominate sempre dagli spacciatori al minuto africani (l’ultimo anello di una catena che parte dai grossisti albanesi) fino ai giardini del Porcinai, dove ancora dominano i magrebini, quasi cacciati dal Pionta ad opera dei ragazzoni nigeriani ed etnie affini.

Ci sono zone, tuttavia, nelle quali lo spaccio è ancor più direttamente puntato verso i minori, in particolare gli studenti. Che dire ad esempio delle gallerie sotto il complesso di abitazioni di livello di via XXV Aprile, un tempo le più ambite di Arezzo? Sopra imprenditori e professionisti, borghesia e ceto medio benestante, sotto, al piano stradale, i pusher, quasi sempre di immigrazione, che vendono ai ragazzi del vicino plesso scolastico superiore (geometri e liceo artistico). Il lockdown ha un po’ raffreddato gli affari sporchi, coi minorenni confinati in casa, sotto il controllo delle famiglie.

Ma l’andazzo era (e tutto lascia pensare che lo tornerà da settembre con il ritorno in classe) quello del linguaggio dei gesti. Lo spacciatore riceveva un cenno, lasciava la dose («erba» perlopiù, qualche volta coca) nelle fioriere dei palazzi, i ragazzi passavano a ritirare e regolavano i conti. Un po’ quello che succedeva (succede?) nei giardini di via Leoni, poco lontano dal liceo scientifico.

Anche lì pusher, anche lì strani viavai, perlopiù collegati alle droghe leggere, gli spinelli insomma. Nè le cose cambiavano molto, fino al lockdown ma il mercato clandestino trova sempre i suoi sbocchi, in piazza del Popolo, a due passi da ragioneria e anche dal liceo classico. Per gli studenti pendolari c’è poi lo sfogo dellla zona intorno alla stazione: i soliti Porcinai ma pure i giardini di Campo di Marte, dall’altra parte dei binari.

Sia i carabinieri che la polizia, comunque, escludono che tra gli assuntori conosciuti ci siano quindicenni come i due ragazzini di Terni, ma anche loro erano forse alla prima volta. Il che non può del tutto garantire dal rischio che i tossici storici, quelli in cura al Sert, vendano i loro rifornimenti (leciti) di metadone per finanziare l’acquisto di droghe più robuste. Il meccanismo che ha stritolato i quindicenni che giocavano al pallone vicino alla basilica di San Valentino e la mattina dopo non si sono risvegliati.

E’ come giocare alla roulette: ragazzini inesperti che lanciano la pallina della droga, a rischio di finire nella casella sbagliata, quella del rien ne va plus. E’ un altro tema nell’eterna partita fra chi spaccia, chi consuma (anche giovanissimo) e chi per legge la droga la combatte