Lavoro, arriva la maxi-infornata dei bidelli: 214 in più contro il Covid

Prende corpo il numero delle assunzioni per l'emergenza virus: il grosso sarà sul personale non docente. In tutto ci saranno in provincia 420 posti

Personale Ata in una foto d’archivio

Personale Ata in una foto d’archivio

Arezzo, 17 settembre 2020 - Il vecchio bidello mostra i muscoli. E’ vero, ormai in teoria non dovrebbe più essere chiamato così: ma con uno dei neologismi tanto cari alla scuola, da personale Ata a non docente. Ma se dici bidello capiscono tutti e tanto fa. Bene, la sua beneficiata sta per arrivare. Nel giro di qualche settimana, quante a questo punto è difficile prevederlo, arriveremo anche all’ultima infornata di posti.

Sono quelli del rafforzamento «Covid»: gli stessi che il ministeri sfoggia per dimostrare come abbia fatto di tutto per consentire l’inizio delle lezioni. Un passaggio che toccherà ai presidi: e sarà anche quello nel cerchio di fuoco. Non tanto per le difficoltà interpretative o tecniche che stanno falcidiando questa fase di nomine. Quanto per riuscire a trovare il personale disponibile. I presidi ne sanno qualcosa, un anno fa erano riusciti a completare gli organici alle porte di Natale e stavolta le difficoltà potrebbero essere addirittura di più.

Quante assunzioni? Il numero ha danzato sul filo per alcuni mesi. I presidi avevano richiesto in provincia di Arezzo circa mille dipendenti in più. Tanti, tantissimi: una richiesta larga ma che pareva potesse essere in gran parte soddisfatta. In una prima fase, secondo le stime del dirigente ormai regionale Roberto Curtolo, si parlava di un 60% di assunzioni solo in provincia: dunque circa seicento.

Poi il tetto era salito all’80%, che qui avrebbero dischiuso le porte delle scuole a ottocento persone. I calcoli definitivi sono diversi e ormai scolpiti nella pietra. Sono 420 quelli ai quali si aprirà l’ennesima occasione offerta dal pianeta scuola. Un’occasione a metà. Non sono infatti assunzioni per un anno ma a tempo: salterebbero in caso di nuovo lockdown. Una legge amara anche se ha un senso: sono rinforzi per consentire la didattica in presenza, se tutti dovessero tornare a casa e davanti allo schermo del computer, la situazione cambierebbe.

Sui 420 posti a fare la parte del leone saranno proprio i nostri amici «bidelli»: la bellezza di 214 dipendenti in più. Motivo? Semplice. Non tanto e non solo le esigenze di igienizzare gli ambienti, nelle quali comunque un ruolo lo avranno, ma garantire il controllo del distanziamento, dei gruppi classe più ristretti, dell’apertura anticipata dei cancelli, degli spostamenti interni agli istituti, della delicatissima fase della ricreazione.

Subito dopo lo spazio a maestri e maestre per l’infanzia: ben 78, un contributo non da poco per quell’ordine di scuola che di certo non ha l’alternativa della didattica a distanza. Così come almeno nei primi anni delle elementari, anzi della primaria, alla quale saranno riservati 39 posti in più da maestro o da maestra. Il resto della torta è destinato alle medie e superiori.

Ventinove per le classi della fascia dagli 11 ai 14 anni e 56 per licei, tecnici e professionali. Anche qui la conferma di un dato: le «classi pollaio» e la carenza di spazi si concentra soprattutto al superiore, lì dove l’onda lunga del calo demografico ha appena lambito le iscrizioni.

Infine ci saranno quattro assistenti di laboratorio, quelli che affiancano i prof delle materie scientifiche per gli esperimenti. Molti laboratori, davanti agli spazi tiranni, sono stati trasformati in classi, rubando agli «assistenti» uno spicchio di lavoro. E i numeri per un volta remano contro di loro.