La storia di Codamozza, la balena ferita che risale il Tirreno

Sulle sue tracce con Francesco Cortonesi della Rete dei santuari per animali che per primo ne ha raccontato l'agonia sui social. Ultimo avvistamento in acque francesi

Codamozza

Codamozza

Arezzo 2 luglio 2020 - Ormai è per tutti Codamozza anche se il suo vero nome è Fluker, una balenottera lunga venti meri che sta vagando per il Tirreno e che dall’inizio di giugno dalla Spagna si è avvicinata alle coste italiane per arrivare negli ultimi giorni  in acque francesi all’altezza di Nizza. Era stata avvistata a giugno sullo Stretto di Messina, in Calabria, all’isola d’Elba filmata dai sub del Diving Center di Marina di Campo, in Liguria a Finale Ligure poi a Varazze e a Sanfremo. Sembrava diretta al santuario dei cetacei di Pelagos ma si è spinta fino alla Francia. Quasi cento chilometri al giorno. Tutti la cercano, tutti la fotografano, tutti ne parlano. Il nome le è stato dato per una orribile amputazione: non ha più la coda, tagliata di netto o da una lenza o molto più probabilmente da un’elica. Già nel 2005 le mancava metà coda e nonostante le difficoltà per nuotare, l’enorme sforzo fisico per spostarsi e immergersi per nutrirsi ce l’aveva fatta. Ma ora le manca anche l’altra metà di coda e sta deperendo visibilmente. Gli esperti fanno sapere che non c’è modo di aiutarla. Impossibile catturare un cetaceo di 20 tonnellate per metterle una protesi, impossibile nutrirla vista l’enorme quantità di cibo necessario in krill, minuscoli gamberetti che come porzione dovrebbero essere almeno due tonnellate al giorno. Ma il suo vagare innaturale sta commuovendo il mondo perché quell’animale adesso ha un nome e una storia da raccontare, questa balenottera è un simbolo, porta su di sé la condanna dell’uomo, una coda troncata e numerosi tagli su tutto il corpo. Lei è il simbolo di centinaia e centinaia tra balene, delfini, orche che muoiono direttamente o indirettamente per colpa degli esseri umani.

“Noi possiamo solo raccontare storie, farlo senza stancarci mai perché non ci siano più Codamozze in mare - spiega Francesco Cortonesi, instancabile attivista antispecista e responsabile della comunicazione della rete dei santuari per animali, tra i primi a segnalare l’arrivo in Italia e l’agonia di Codamozza sui social -  e questa storia la condivido grazie agli esperti del Centro Ricerca Tethys e gli studi di Maddalena Jahoda biologa e divulgatrice scientifica. Per tutti questi anni Codamozza è riuscita a cavarsela. Poi, forse a settembre dell’anno scorso, un nuovo impatto e la perdita definitiva della coda. Già a ottobre era stata avvistata mutilata lungo le coste della Spagna. È straordinario constatare come sia riuscita a sopravvivere fino a oggi. Quasi nove mesi di lotta per la sopravvivenza che le hanno permesso di alimentarsi almeno un po’ e che riaccende le speranze, ma non sappiamo quanto fondate. Ora tutti la cercano, ma va ricordato ai diportisti che avvicinarsi è molto pericoloso per la sua salute. Gli esperti la stanno scortando per evitare ulteriori avvicinamenti. Conoscere la straordinaria storia di Codamozza non cambierà il suo destino, ma per lo meno impedirà che svanisca nel nulla, condannata dagli esseri umani”.