La serrata del contagio, anche Google conferma: tutti a casa

Calo del 94% dei negozi, del 91% nei parchi e «solo» del 64 nel lavoro. Unica voce attiva gli spostamenti verso casa: più 25%. Prova di disciplina nei confronti di qualche metropoli

Il deserto nel centro

Il deserto nel centro

Arezzo, 4 aprile 2020 - Ancora troppi per strada, ammonisce il sindaco nel solito «caminetto» quotidiano. E in effetti anche sulla tangenziale c’è più movimento del solito, così come al centro commerciale Setteponti, quello dell’Ipercoop, c’è anche in questo venerdì pomeriggio una coda lunga una cinquantina di carrelli.

Eppure, a guardare le immagini che i siti on line rilanciano da alcune grandi città come Genova e Napoli, dove carrugi, vicolo e vie dello shopping sembrano effettivamente piene, come se d’improvviso fosse sparito il terrore da contagio, viene da dire che gli aretini restano disciplinati, ligi alle regole.

Ed è quanto sembrano dire i dati di Google che in tarda mattinata vengono ripresi dai principali portali di informazione, compreso quello de La Nazione. La ricerca del gigante di Mountain View, basata come quella di Repubblica-Teralytics sul movimento dei cellulari registrati dalle celle telefoniche, non arriva al dettaglio delle province e dei capoluoghi come l’altra che abbiamo pubblicato qualche giorno fa, ma le cifre sono così omogenee, regione per regione, dal Trentino alla Sicilia, da far ritenere che possano riflettere anche le singole realtà locali, che insomma il dato generale della Toscana valga anche per Arezzo.

Sono le cifre impressionanti della Grande Paura, ferme a domenica scorsa, quando, come in tutti i festivi, gli spostamenti si riducono ancora. Bene, l’afflusso nei negozi e nei luoghi del tempo libero (cinema, teatri, ecc., in realtà tutti sbarrati da settimane) si è ridotto dalla metà di febbraio agli ultimi giorni del 94 per cento, quello nei parchi (anch’essi chiusi, almeno quelli recintati che si possono chiudere) del 91 per cento.

Alimentari e farmacie registrano un calo dell’84 per cento e dire che si tratta di attività essenziali per tirare avanti e curarsi. Praticamente ferme anche le stazioni dei treni e le fermate dei bus, dove il crollo è dell’85 per cento, col 15 residuo che si deve fondamentalmente a quelli che continuano a muoversi per ragioni di lavoro.

Non a caso, ques’ultima voce è quella che mette in luce la riduzione minore: «appena» il 62 per cento, che in tempi normali farebbe gridare a un altro contagio, quello dell’assenteismo. L’unica voce attiva dello studio di Google è quella degli spostamenti verso casa, aumentati del 25 per cento rispetto al «prima»

In effetti non c’è movimento che non abbia come risultato finale di tornare a rintanarsi fra le mura domestiche. Il confronto con l’altra ricerca, quella di Teralytcs non è facile, perchè lì (66 per cento di aretini in quarantena, con punte del 71 per cento la domenica) non si distingueva per settore. Ma i risultati sembrano pressochè analoghi. Noi Botoli Ringhiosi stiamo dando nel complesso una compatta dimostrazione di rispetto delle regole.

E’ vero che la paura fa novanta, ma un po’ meno di prima, anche sulla base dei contagi di ieri, in forte calo, sia pure col solito doloroso contorno di un morto (il settimo) nella casa di riposo di Bucine, ma magari fossimo così ligi anche in tempi normali. Ci siamo scoperti un altro popolo, con altri costumi e altre abitudini. L’importante è che non sia solo un’eccezione dettata dalla Grande Paura.