La scossa di terremoto a Sansepolcro: "Faglia sempre attiva"

"Soltanto l'epicentro si è spostato, ma la profondità è sempre la stessa", dice il dottor Thomas Braun dell'Ingv

Il dottor Thomas Braun dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

Il dottor Thomas Braun dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

Arezzo, 14 agosto 2018 - È tornato il terremoto a Sansepolcro e in Valtiberina con la scossa di magnitudo 2.8 registrata alle 23.43 di domenica sera. Quali le sue particolarità rispetto a quelle precedenti? È cambiato l’epicentro geografico, localizzato stavolta non nel territorio di Pieve Santo Stefano ma nella campagna di Sansepolcro al confine con Anghiari lungo l’asta del Tevere; le località più vicine sono Santa Croce e Falcigiano, sopra la frazione di Santafiora e nella zona in cui si sono formati numerosi laghi e laghetti a seguito dell’attività di escavazione. È invece rimasta invariata la profondità, intorno agli 8-9 chilometri e questo comune denominatore rimane il dato chiave che ribadisce il concetto di fondo: “Sotto la Valtiberina si trova la faglia che va da Pieve Santo Stefano fino a Perugia – ha sottolineato il dottor Thomas Braun dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – e che è sempre attiva. Basti pensare che sul versante umbro, da Città di Castello in giù, si registra un centinaio di piccole scosse ogni settimana, mentre sulla parte toscana la frequenza è inferiore e si manifesta di tanto in tanto con scosse di durata non prolungata, anche se ben avvertite. Quanto avvenuto domenica notte, al di là di un epicentro più spostato verso sud rispetto all’area attorno alla diga di Montedoglio (dove a più riprese anche di recente era stato localizzato), dimostra quindi che la faglia è in movimento; negli ultimi anni, i sismi sono stati più contenuti nell’intensità, ma in questo contesto rientra anche il forte terremoto del 26 novembre 2001, con magnitudo 4.5 e durata di tre secondi e mezzo”.