"La scatola di fagioli è mia": tensioni nei supermercati ma il mercato in piazza è vuoto

Sant’Agostino: «Qua è un mortorio, non viene più nessuno per la paura» Nei centri commerciali è ressa ma aumentano i rifornimenti. Personale dirottato

Esselunga: dirottati tutti nell'ipermercato

Esselunga: dirottati tutti nell'ipermercato

Arezzo, 26 febbraio 2020 - «L’ultima scatola di fagioli è mia». Tanto è bastato per far scoppiare un parapiglia tra due eleganti signore all’Esselunga davanti allo scaffale svuotato. Uno dei tanti, insieme a quello della farina, delle uova, dell’olio e dei disinfettanti, che gli aretini hanno preso d’assalto dallo scorso fine settimana. I carabinieri, intervenuti per placare gli animi, avrebbero precisato che il litigio non sarebbe scaturito dal barattolo di legumi conteso, ma per una fila non rispettata a una cassa.

Fila o ultimo barattolo poco importa, il nervosismo nei supermercati si fa sempre più evidente. Tra la paura generale per il diffondersi del virus e quella di rimanere senza un pezzo di pane, o un pugno di fagioli, ormai stiamo rasentando una preoccupante psicosi. 

Ieri mattina tra le corsie dell’Esselunga era in corso un super lavoro dei dipendenti per rifornire gli scaffali già svuotati nelle prime ore di apertura. Dipendenti ai quali, da ieri, è stato anche affiancato il personale della profumeria Esserbella (posto all’entrata del supermercato) «a seguito della forte richiesta di generi di prima necessità», come si legge in un cartello. 

Un piccolo esercito per far fronte al continuo svuotamento degli scaffali. C’è chi, anche ieri, è uscito con carrelli pieni di casse di acqua, chi con la bellezza di dieci chili di pane pronti da congelare. I pacchi di pasta e di farina non si contano più. 

La storia è sempre la stessa, che raccontiamo da due giorni, e che parla di una incessante paura. Ora più che mai che il virus sembra aver valicato i confini toscani. Una paura che non serpeggia solo tra le file dei supermercati, ma che arriva anche in centro. «La piazza è un mortorio. La paura del Coronavirus ha dato una brutta mazzata alle vendite». Sono le 11.30, siamo in piazza Sant’Agostino pieno centro, dove ogni mattina viene allestito un piccolo mercato, da banchi di abbigliamento, oggetti per la casa e frutta e verdura. Oggi la paizza è deserta.

«La situazione è precipitata negli ultimi due giorni, impossibile quindi non ricollegare questo calo alla paura» ci spiega Anna Maria Furibondi, titolare del banco di abbigliamento proprio al centro della piazza.

«Il calo nelle vendite per la diminuzione di clienti lo abbiamo registrato, non so se collegarlo alla paura del Coronavirus, ma tant’è» interviene Alessandro Caracolli. «Un po’ di pensiero c’è, non lo nascondo. Con i clienti evitiamo di parlarne per non far crescere oltremodo la psicosi».

Dall’abbigliamento all’alimentare. Nel banco di frutta e verdura la musica è la stessa. «Calo di clienti? Negli ultimi due giorni è stato evidente. Abbiamo registrato una diminuzione nelle vendite del 20%». Sarà che in piazza all’appello mancano almeno tre banchi, sembra che si siano spostati su un altro mercato, ma il colpo d’occhio fa effettivamente spavento. Dalla furia nei supermercati, all’immobilismo e al silenzio della piazza, due facce della stessa medaglia, quella della paura per il Coronavirus.