La Poti Pictures alla conquista del teatro, prova d'attore per il nuovo cortometraggio

"Cambio di scena" per il regista Daniele Bonarini e i ragazzi della Poti Academy. Una giornata nel set con gli attori disabili che hanno portato il nome di Arezzo nei maggiori festival internazionali. Ma ora servono investimenti

Poti Pictures il set

Poti Pictures il set

Arezzo 24 ottobre 2020 - Basta con il cinema, si cambia scena, ora si recita a teatro. La settima arte ha già dato grandi soddisfazioni e decine di premi. I principali festival internazionali, anche del circuito professionistico, hanno invitato, selezionato e premiato l’ultimo cortometraggio “Uonted” della casa di produzione cinematografica aretina Poti Pictures ormai nota per essere l’unica nel mondo a preparare gli attori in accademia e a fare lavorare come professionisti adulti con disabilità fisiche e psichiche. Il regista Daniele Bonarini ha fatto scuola tanto che il modo di lavorare sul set, dalla scrittura del testo all’ultimo ciak, è chiamato metodo Poti Pictures. Basta con il cinema, dicevamo, nonostante il premio Best international circuit al Seoul Webfest, nonostante la nomination al Fluvione Film festival, nonostante l’invito al concorso Nuuk international film festival nella categoria indie shorts  in Groenlandia, solo per citare gli ultimi. Il corto “Uonted” ha sbaragliato tutti ma nel frattempo la Poti Pictures ha scelto il teatro per il nuovo cortometraggio “Cambio di scena”. I ragazzi hanno le stesse ambizioni di tutti gli attori e dopo il cinema vogliono provare l’emozione di salire su quei palchi polverosi in cui mettersi veramente in gioco. Lo vogliono quel palco e di certo se lo prenderanno, con le buone o con le cattive. 

Il teatro Petrarca di Arezzo ha riaperto le porte proprio per loro, per il primo ciak, per le riprese di alcune scene del corto. Già, teatro sì, ma sempre per una realizzazione video. L’espediente è lo stesso, con “Uonted” si sognava il cinema e ora si sogna di mettere su uno spettacolo teatrale. Ma la differenza la fanno gli attori. Grande assente Tiziano, che abbiamo visto in uno spot in cui si candidava a sindaco di Arezzo, ma gli altri ci sono tutti: Paolo, Fabio, Sandro, Mario, Franca, Sandra e Sabrina. La storia li vede partecipare a un laboratorio teatrale con la “maestra” Amina Kovacevich della Libera Accademia del teatro, ma poi arriva la voglia di passare da spettatore ad attore e succede di tutto. 

Sbirciando dietro il set durante le riprese, con autocertificazione, li vediamo concentrati, qualcuno non è riuscito a mangiare, la psicologa li rassicura, le scene si susseguono in attesa di quella “buona” e il regista è categorico: “cammina verso di me normalmente. Fai una camminata normale?”. Siamo nel momento in cui quel palcoscenico sta per essere conquistato davanti agli occhi di una esterrefatta Amina. La sceneggiatura si ispira ai “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, preparata con un lavoro durato dieci mesi tra scrittura e “calibratura” sulle capacità dei protagonisti. Dietro le quinte professionisti come Leone Orfeo direttore della fotografia, e Sara Borri psicologa e formatrice dell’Academy, Michele Grazzini produttore esecutivo e Andrea Dalla Verde produttore associato, per una produzione realizzata con il contributo del Comune, in collaborazione con Libera Accademia del teatro e numerosi sponsor.

E di sicuro anche questo cortometraggio porterà il nome di Arezzo nei maggiori festival internazionali. Il metodo di lavoro è unico al mondo, ai ragazzi che vi lavorano cambia la vita e la consapevolezza di chi sono di cosa sono capac di fare. Persone che mai erano uscite di casa, hanno girato il mondo e guadagnato considerazione e applausi. Ma non può essere lasciato al volontariato e al lavoro gratuito. L’Accademia aretina potrebbe essere trainante e fare della città la capitale del cinema professionale per disabili. La stessa Università di Siena ha studiato questo metodo di lavoro e i risultati ottenuti e le conclusioni saranno presentate in un convegno a novembre. Pronto anche un libro, ma, paradosso, servono soldi per la pubblicazione, senza questi resta carta bianca. E’ inconcepibile che una realtà del genere, dai risultati indiscutibili, debba ancora  bussare alle porte e sperare nel  5 per mille. E’ un fiore all’occhiello ma i complimenti e le pacche sulle spalle non servono. Servono investimenti.