La coca al posto del caffè e cornetto Arrestata coppia che gestisce bar

Al villaggio Dante ma lui era già in carcere perchè sorpreso a spacciare dentro nel periodo del lockdown. Lei va ai domiciliari. Per mesi controllati, anche con riprese video. Vendevano dosi giorno e notte.

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Erano una coppia tutta coca, bar e famiglia. Nel senso che la droga era l’affare che accomunava marito e moglie (quarantacinquenni), mentre il bar era il luogo nel quale spacciavano, senza troppi pudori, a sentire almeno i carabinieri che hanno ottenuto per entrambi un’ordinanza di custodia cautelare, richiesta dal Pm Chiara Pistolesi e firmata dal Gip Fabio Lombardo: lei va ai domiciliari, lui invece non entra in carcere, ci resta. Perchè già colpito da un altro ordine di arresto in pieno lockdown. Anche allora la polizia lo aveva sorpreso nel pieno dei suoi affari sporchi di droga, nonostante il locale fosse chius per l’emergenza Covid.

Non sapevano forse, i poliziotti protagonisti del blitz nel bar del Villaggio Dante, che lui e lei erano già da mesi nel mirino dei carabinieri. L’attività di sorveglianza del locale era cominciata infatti addirittura da novembre ed è andata avanti fino a febbraio. Osservazioni visive con gli uomini dell’Arma appostati all’esterno e anche riprese video che immortalavano le cessioni delle dosi di coca andate avanti per settimane. Talvolta avveniva tutto dentro il bar, talvolta lo spaccio si concretizzava all’esterno, per strada, con un’attenzione discreta a evitare sguardi inopportuni.

Una prudenza che non è bastata a dribllare i carabinieri, che avevano ormai l’osso fra le mani e non l’hanno mollato. Del resto, il materiale probatorio era abbondante, a cominciare dalle singole cessioni di coca per le quali il bar era diventato il punto di riferimento di mezza città affamata di polverina bianca e che avvenivano sia di giorno che di notte, a testimoniare come i protagonisti si sentissero sicuri del fatto loro.

A quel punto la palla è passata al Pm Pistolesi, che ha chiesto il mandato d’arresto firmato dal giudice Lombardo ed eseguito giovedì pomeriggio. L’accusa è quella del primo comma della legge antidroga, ovvero lo spaccio non in modica quantità, quello punito in maniera più severa. E’ la reiterazione delle vendite di cocaina, andate avanti per mesi, a far scattare il reato più grave, secondo il principio riaffermato solo qualche giorno fa dalla sentenza con cui il tribunale ha condannato i pusher di colore del Pionta: un’attività sistematica di spaccio, anche in quantità volta per volta modeste, va inquadrato come primo comma.

La storia del bar del villaggio Dante è esattamente l’opposto di quella di un antico gestore del Bar Europa di via Vittorio Veneto, che anni fa fu lui a rivolgersi alla polizia per denunciare che dentro al suo locale si spacciava sistematicamente. Più di recente il locale è tornato al centro dell’attenzione perchè nei bagni furono ritrovate dosi di droga occultate dagli spacciatori di turno, stavolta d’immigrazione.

Salvatore Mannino© RIPRODUZIONE RISERVATA