La "bomba pane": centro in tilt per un allarme ordigno, era solo una pagnotta

Le poste restano transennate fino alle 14,30. Una mattina di paura, evacuato l'edificio, impiegati e residenti chiusi nei palazzi vicini. Poi il lieto fine

L'allarme intorno alle Poste

L'allarme intorno alle Poste

Arezzo, 9 novembre 2018 - C’era pane nel pacco farlocco. Nel pacco che ha fatto vivere una mattinata di panico in pieno centro, con via Guido Monaco transennata dal semaforo delle Poste fino quasi a piazza San Francesco. Le Poste centrali, appunto. E’ lì che intorno alle 9 è scattato l’allarme bomba, dovuto a un pacco sospetto lasciato da chissà chi nel grande salone dell’edificio.

Non sono nemmeno le 9 quando una dipendente nota l’involucro: è malmesso, chiuso in qualche modo, non ha alcun contrassegno, non ci sono scritte. L’impiegata non gli dà peso e torna allo sportello, ci sono già alcuni utenti che devono sbrigare le loro pratiche. La fila si esaurisce, fino a quando resta soltanto una persona; ed è lui, l’ultimo della coda, che dice: ma quel pacco di chi è? non il mio.

La dipendente si allarma, avverte subito la Polposta che ha sede nello stesso edificio, parte la chiamata ai vigili del fuoco anche perché da quella anomala confezione pare uscire una polverina bianca come fosse fumo.

Immediata l’evacuazione delle Poste, meglio aver paura che buscarne, a maggior ragione dopo quanto è accaduto nella tragedia della cascina di Alessandria. In via precauzionale l’area intorno all’edificio viene transennata, ai dipendenti della banca Credem, che apre le insegne di fronte, si chiede di non uscire dagli uffici. Intanto si inceppa il traffico mentre intorno alle fettucce che delimitano la zona off limit viene a crearsi in poco tempo una nutrita folla. Le dipendenti delle Poste fanno capannello intorno alla Polizia, intervenuta insieme ai vigili urbani e ai carabinieri.

Gli agenti fanno domande, setacciano i ricordi: spunta fuori ad esempio la figura di una signora incappucciata che poco prima delle 9 è entrata nel salone, affannata e piena di borse e di ammennicoli vari. Ha creato sospetti? chiede l’agente. Sul momento no, è la risposta. Una pista destinata a cadere nel vuoto. Ma ci sono le telecamere interne. Parte la chiamata per mettere le immagini subito a disposizione degli inquirenti che avranno modo di capire, minuto dopo minuto, chi possa aver lasciato il pacco. Inevitabile la chiamata agli artificieri che partono da Pisa in direzione Arezzo.

Viene già anche qualche goccia d’acqua, la gente sciama nel vicino bar delle Poste in via Garibaldi, pieno all’inverosimile. «Ho visto agitazione - racconta il barista - e ho capito che qualcosa non andava. In tanti si sono rifugiati qui». Arriva anche il questore Salvatore Fabio Cilona che tranquillizza tutti e avverte dell’imminente arrivo degli artificieri. Ma la preoccupazione pare ormai scemata, se quello era un ordigno sarebbe già dovuto esplodere.

E se ci fosse un timer? Ipotesi lontana un miglio. Finalmente eccoli, gli specialisti atificieri: entrano alle Poste, controllano il pacco, si avvicinano con precauzione. Lo aprono e trovano la sorpresa: dentro non c’era esplosivo, mancavano i timer, ma in compenso abbondava il pane. E la polverina bianca depositata sulla copertura era probabilmente banalissima farina.

Si è chiuso così l’incidente delle Poste, con la strada riaperta e l’accesso di nuovo consentito a dipendenti e utenti. Le immagini delle telecamere interne saranno comunque controllate attentamente. Anche per capire se questo benedetto pacco si trovava lì per un scherzo di cattivo gusto o per una semplice dimenticanza.