L'uomo del Vaticano si dimette? Giani pronto a lasciare per aiutare il Papa

"Soffiata" anonima ma lui non c'entra: sarebbe però vicino al passo indietro per evitare imbarazzi a Francesco. In vista altri incarichi di prestigio

Domenico Giani premiato dal sindaco

Domenico Giani premiato dal sindaco

Arezzo, 13 ottobre 2019 - Lo ha difeso da tutto e da tutti: anzi li ha difesi, visto che è stato l’angelo custode di tre Papi. Si è lanciato contro chi minacciava di aggredirlo, gli ha fatto da scudo in mille viaggi pontifici. Ora è disposto ad aiutarlo nell’ultimo modo che gli resta: con le dimissioni. Domenico Giani, aretino doc, sarebbe pronto a lasciare il suo incarico prestigioso: quello di angelo custode del pontefice e di comandante della gendarmeria vaticana. Per un torto? Sì, ma subito in prima persona.

La sintesi è semplice: nei giorni scorsi un’inchiesta di quelle che fanno scalpore. Presunte operazioni finanziarie effettuate da alcuni uffici della segreteria di Stato. Giani e i suoi uomini la portano avanti con il solito rigore, nello stile che lo accompagna dai tempi delle indagini che avevano preceduto il suo ruolo in Vaticano.

Ma filtra a sua insaputa una nota: una disposizione di servizio con limitazioni verso vari personaggi, pubblicata su un settimanale. C’è la sua firma in fondo, come è normale che sia, ma non certo la sua mano nel passarla all’esterno, visto che la cosa lo avrebbe potuto solo danneggiare. Però è un episodio che non può che imbarazzare il Pontefice. Quindi? Tutto sembra andare verso la scelta delle dimissioni, per evitare in ogni modo la ricaduta su Francesco.

Un sacrificio ma forse insieme anche l’accelerazione di una scelta che era nell’aria: già alla festa della gendarmeria il suo discorso era suonato, alle orecchie dei tanti aretini presenti, come l’inizio di un congedo. E non è un mistero che negli anni tanti incarichi lo abbiano sfiorato: sembra ad esempio che a primavera il governo stesso lo avesse indicato per un importantissimo ruolo di sicurezza all’Onu.

La sua scelta era sempre andata in una direzione: rimanere fedele ad un incarico che lo aveva portato a servire tre Papi. Vent’anni ai vertici della sicurezza: prima di fianco al mitico Camillo Cibin, poi da comandante, incarico che riveste dal 2006. Un percorso nel quale ha rivoluzionato la gendarmeria, mettendola al passo dei corpi di polizia più moderni.

E nel quale non ha mai negato un occhio di riguardo per la sua città. Certo, se la manina che ha spedito quell’ordine di servizio fosse saltata fuori, forse l’ipotesi delle dimissioni per il momento non sarebbe neanche venuta fuori. Ma gli amici dubitano perfino che, conoscendolo, avrebbe fatto quel nome, a meno che il protagonista non fosse venuto allo scoperto da solo.

Ancora esistono spazi di manovra: una relazione da presentare al Papa, la scelta definitiva da maturare. I prossimi giorni saranno decisivi. Di sicuro, se le voci venissero confermate, in Vaticano si aprirebbe un grande vuoto e dentro di lui lo stesso. Ma tante porte prestigiose sembrano pronte ad aprirsi. Per il suo curriculum. E forse perfino per l’effetto dell’ultimo sacrificio.