L’ora della Lotteria: biglietti a picco

Vendite in calo, anche per il lungo stop agli spostamenti. Ma migliaia di aretini aspettano le serie vincenti

Migration

di Alberto Pierini

Lotteria Italia o l’Italia è una lotteria? Al bivio tra il gioco della fortuna e il tunnel nel quale siamo immersi, anche la corazzata del 6 gennaio perde colpi. I biglietti venduti sono precipitati del 31%: erano stati 6 milioni e 700 mila un anno fa, già in caduta rispetto agli anni precedenti, sono appena quattro milioni e seicentomila quest’anno.

Un dato che, se confermato su base provinciale, vedrebbe i biglietti scendere anche ad Arezzo intorno ai cinquantamila. E Arezzo è da anni uno degli ultimi feudi di questo gioco intorno al quale nel tempo l’Italia ha sognato e sperato. Appena un anno fa in Toscana eravamo secondi solo a Firenze, con 75.660 tagliandi. Ma un anno prima eravamo a ridosso dei centomila, a conferma di quanto ci piacesse questa sorta di tombola nazionale. La dea bendata,c’è da dirlo, è anche ingrata e da anni non ci ripaga come meriteremmo. Un anno fa appena uno striminzito biglietto da diecimila euro, la consolazione della consolazione.

Nei due anni precedenti due tagliandi da 25mila, uno per stagione, sempre localizzati negli autogrill. Una doppia vincita, ma striminzita, anche nelle stagioni precedenti: l’ultima vittoria seria risale al 2014, quando un fortunato scommettitore riuscì a "graffiare" sessanta mila euro. Negli anni è cambiato il mondo. Hanno preso piede le scommesse del quotidiano, dove provare a grattare e vincere non una volta all’anno ma tutti i giorni. Un fronte che si è andato allargando nel tempo, fino a diventare un problema sociale, combattuto dagli esperti delle dipendenze.

In parallelo alla lotteria tante corse "vintage" della fortuna si sono arrese. Pensiamo alla disgrazia del vecchio Totocalcio, la colla di una generazione, a colpi di schedine dibattute e compilate nei bar. Al suo posto le scommesse sui singoli eventi, stile bookmakers: sulle quali puoi puntare anche da casa, trasferendo il clima da bar nel tinello. Esattamente come il cinema, il lavoro in smart working, il ristorante con deliveroo. I giochi nati per unire virano in "droga" e ormai dividono. E la vecchia Lotteria Italia paga il conto. Non solo al nuovo che avanza. In un anno paralizzato sul fronte dei trasporti, è chiaro che il deserto prolungato delle autostrade è diventate il deserto degli autogrill, da anni la miniera più importante nella quale provare a pescare la "pepita" di un biglietto vincente. E lo stesso è avvenuto nelle stazioni, negli aeroporti: e nelle città, con la prolungata chiusura dei negozi e l’inaridimento dello shopping.

Però sotto sotto la lotteria barcolla ma non molla. Alla fine quasi cinque milioni di biglietti, e abbinati non a Canzonissima ma ad una trasmissione preserale come "I soliti ignoti", sono stati venduti lo stesso E decine di migliaia anche qui, in uno degli ultimi feudi innamorati della Befana e del suo gioco d’azzardo. Forse perché non compri una vincita ma una botta d adrenalina. Quei pochi minuti nei quali, chiuso in casa per la zona rossa, consulti febbrilmente l’elenco dei tagliandi usciti. E nessuno si ferma alla città dell’acquisto, di fianco alle serie: perché magari c’è un errore, perché forse hanno confuso i blocchetti, perché non si sa mai. Nell’incertezza "stilli" il giornale come le carte da poker. Domani troverete i biglietti estratti anche su La Nazione. Perché l’Italia è una lotteria: ma hai visto mai che per una volta, una volta sola non decida di girare dalla mia parte?