L'Arno esce a Ponte Buriano, è paura su tutto il fiume per la piena / FOTO

Ai ponti di S.Giovanni i limiti sono vicini al ’66. Famiglia evacuata: una frana le porta via la scala. Smottamenti in Casentino. Precipitazioni di 80 millimetri in un giorno

Allarme sulla spalletta di Ponte Buriano

Allarme sulla spalletta di Ponte Buriano

Arezzo, 18 novembre 2019 - L’Arno esce e se ne va nel campo di calcio, come se ci fosse una partita di cartello al «comunale» di Ponte Buriano. «Beh, una volta era lo spazio di esondazione» commenta un tecnico. Le porte del campo emergono dalle acque come braccia che chiedono aiuto. Ma l’Arno va fuori anche nel parco della Cric, curato come una creatura: e il busto di Leonardo da Vinci «galleggia», un po’stizzito di ritrovarsi nel cuore della piena.

La gente si affaccia, con le macchine fotografiche. L’Arno lì non tiene gli argini e intanto la luce del ponte si restringe ad uno spiraglio. Basterebbe non altra pioggia ma un tronco a chiuderla e provocare il disastro: quello che forse non evitano i gatti (chissà se ancora gli stessi tanto cari a Mario «Bozambo» Lucherini, che viveva proprio in quell’angolo di mondo) all’avanzare della piena. La gente dal ponte frena e guarda.

Ed è lo stesso sguardo che abbraccia tutto l’Arno. A San Giovanni al Ponte vecchio, assicurano i più esperti, l’acqua arriva a meno di un metro dalla targa che indica il livello del 1966. Al Bani la luce è grande quasi quanto quella di Ponte Buriano.

A Capolona la corrente precipita in forze. A Ponticino viene chiuso il ponte. A Rassina la gente segue il livello del fiume con angoscia, come se dovesse tracimare da un momento all’altro. In Casentino la «pelle» è lacerata dalle frane. Una grossa a Borgo alla Collina: senso unico alternato, il «cerotto» classico di queste emergenze.

Cadono massi in strada a Badia Prataglia, due piante rotolano giù a Rimbocchi, il paese del pane buono. Altri due intorno a Chitignano e la circolazione per un’ora viene interrotta nei pressi di Rosina, una di quelle frazioni che punteggiano la vallata. A Ponte Biforco di Bibbiena la frana si apre come una ferita sulla scarpata, a monte della strada. A Terrossola il vecchio fiume è ben sopra i limiti di guardia.

A Pratovecchio ancora frana, ancora terra sulla strada: stavolta a ridosso della ciclopista, all’altezza del ponte sul Fiumicello. A Castel Focognano chiusa la strada per Pretella. L’acqua cade, il terreno cede. Interventi a Cortona, l’agricoltura unisce le lacrime alle gocce. A Foiano un coltivatore aveva già seminato a cereali: sessanta ettari, il danno stimato è 40 mila euro.

Gli occhi preoccupati qui si incollano sul Canale Maestro della Chiana In Valtiberina cambia solo il soggetto della paura: qui è il Tevere. La prima chiamata all’una e mezzo, all’addio ad una quercia gigante caduta sulla strada che collega Anghiari con Ponte alla Piera, poco dopo il santuario del Carmine. Viene segata sul posto, non c’è pietà per le piante secolari nelle notti di piena e senza luna.

A Santafiora allagati gli scantinati di un ristorante, nella parte bassa di Anghiari a rischio alcuni tratti della strada per San Leo. Campi sott’acqua nei pressi del Trebbio, isolando o quasi un’abitazione a Mezzatorre, unico grande lago a Gricignano. C’è anche una famiglia evacuata: a Loro Ciuffena.

A franare qui è un muro, ma è quello portante dell’unica scala di accesso alla casa. Ci vivono in tre, non possono più uscire: fino a quando non ci pensano i vigili del fuoco a portarli fuori, faccia a faccia con la loro casa senza accesso.