Katia, la rabbia dell'amica: "Pochi 15 anni per il delitto". Le giustificazioni di Piter

L'assassino ha ripetuto più volte al giudice: "Ero sotto choc". Sorpresa anche l'avvocatessa di famiglia. Tutti d'accordo invece sulla doppia perizia psichiatrica

Katia Dell'Omarino

Katia Dell'Omarino

Arezzo, 19 marzo 2017 - «Il pubblico ministero ha chiesto solo 15 anni per Piter: è una vergogna!». Non usa mezzi termini Cristina Mari, una delle migliori amiche di Katia Dell’Omarino, nel commentare gli sviluppi relativi all’udienza di venerdì davanti al Gup nei confronti del giovane di San Giustino accusato dell’omicidio della quarantenne di Sansepolcro.

A Cristina, cinquantenne di Selci Lama, titolare del bar che Katia frequentava spesso, non sono sfuggite le frasi choc di Piter che venerdì, per la prima volta, ha raccontato i dettagli dell’aggressione. «Sono rimasta esterrefatta – aggiunge Cristina – accanirsi su di lei con un martello si trovava a terra già sanguinante conferma quello che ho sempre sostenuto: non è stato un raptus come Piter sostiene, ma un’azione decisa e mirata a uccidere. Come minimo dovrebbe scontare l’ergastolo, ora addirittura verrà sottoposto a una doppia perizia psichiatrica. Chissà come andrà a finire, non posso credere che, dopo quello che ha fatto, quel ragazzo potrebbe uscire di cella prima di dieci anni...».

Sulla richiesta di 15 anni del Pm Julia Maggiore è rimasta sorpresa anche l’avvocato Anna Boncompagni che difende la famiglia Dell’Omarino. «Non me lo aspettavo anche perchè Piter era stato ‘risparmiato’ dall’applicazione delle aggravanti della crudeltà e dei futili motivi. A mio giudizio ci stavano tutte».

Sulla doppia perizia l’avvocato Boncompagni afferma di non prendere questa decisione in maniera negativa. «Il giudice – prosegue – evidentemente ha la necessità di avvalersi soprattutto di un perito psichiatrico per valutare la relazione presentata dal collegio di difesa. Un cono oscuro sul quale Ponticelli vuole fare chiarezza. Per noi non c’è alcun problema».

Sulla perizia sono intervenuti gli avvocati di Polverini, Mario Cherubini e Piero Melani Graverini. «L’analisi del nostro esperto, mette in evidenza la situazione patologica che affligge il nostro assistito. Una situazione che può aver influenzato il suo agire nel momento in cui è avvenuta la tragedia. Paterniti ha spiegato nella sua relazione che si tratta di una cosiddetta ‘psicosi bianca’, ovvero una ‘psicosi schizofrenica a scarsa espressione sintomatica».

il Gup Ponticelli ha incalzato il ragazzo soprattutto sul motivo scatenante. «Dopo il rapporto orale, mi ha chiesto più dei dieci euro pattuiti: ero sotto choc e ho cominciato a colpirla. A quel punto ho visto il sangue e sono andato fuori di testa...».